C’è chi sta in piazza e chi con Mattarella. Noi abbiamo le idee chiare. Siamo con il Presidente. Perché di ambiguità ne abbiamo viste tante questa settimana. Soprattutto a Strasburgo. E chissà, anche oggi, alla manifestazione “Una piazza per l’Europa”, quante altre strumentalizzazioni vedremo. Sono sempre troppe le bandiere della pace che nascondono una qualche giustificazione all’aggressione russa dell’Ucraina.

Come sono false le accuse all’Europa di volersi riarmare a danno dei nostri figli e delle nostre pensioni. Qui le ragioni di una parte non sono uguali a quelle dell’altra. Qui uno non vale uno. E lo diciamo avendo chiaro il ricordo di chi si inventò questa buffonata anti-matematica e che oggi pretende di dire che Putin e Zelensky sono della stessa pasta. Per noi non è così. Noi siamo convinti che la pace non si possa fare banalmente parlando con il nemico. Quando mai Putin ha dato prova di ascolto. Per quanto amara possa sembrare, siamo certi che un esercito europeo sia la sola strada possibile per evitare che, un giorno o l’altro, della nostra sicurezza se ne occupi qualcuno che dei nostri valori non sa cosa farsene. Difesa vuol dire questo: reagire a tutti gli attacchi con tutti i mezzi necessari.

Ci si domanda perché Marja Zacharova ce l’abbia tanto con il nostro Presidente. È semplice. Siamo il ventre molle della fortezza Europa. Ha ragione quando dice che abbiamo nulla da difendere. Il fatto che nessuno, tra governo e opposizione, abbia reagito con collera a una denigrazione così inaccettabile conferma quanto scarso sia l’orgoglio di un Paese che, invece, pretende di sfoggiare uno fervido slancio nazionale. Ma dove? Le divisioni interne alla maggioranza e all’opposizione, i contrappesi per dimostrare che le ragioni di Mosca meritano altrettanto rispetto quanto quelle di Kyiv sono grasso per cola per un regime che vive di fake news, insulti e minacce e che è sempre alla ricerca, nella nostra parte d’Europa, di una fronda da alimentare. Zacharova, Lilin e tutta la macchina della propaganda di Mosca non possono che approfittare del pensiero debole e delle azioni sempre meno in linea con quelle dei nostri amici, partner e alleati.

Facile quindi prendersela con un Capo dello Stato che non ha poteri esecutivi, la cui integrità non è in discussione, ma per il quale nessuno – se non pro forma e in maniera tardiva, vedi la convocazione dell’Ambasciatore russo ieri alla Farnesina – ha pensato di alzare gli scudi. Com’è altrettanto pusillanime giustificarsi dicendo che il Quirinale è troppo austero per poter essere oggetto di una qualsiasi espressione di solidarietà popolare. D’altra parte, così come siamo bravi a riunire tante anime belle e tante idee in contrasto tra loro intorno a una pace che ognuno pretende di interpretare a proprio beneficio, altrettanto dovremmo essere in grado di tracciare una linea invalicabile. Non siamo in guerra con la Russia. D’accordo. Siamo disposti a parlare con il Cremlino. A patto però che riconosca noi, l’Europa e l’Ucraina come interlocutori del suo stesso livello. Per insulti e altri attacchi di qualunque genere, prego, rivolgersi altrove.