Gli equilibri del mondo vanno in pezzi, la politica italiana in vacanza. Il week end è iniziato presto, venerdì mattina. Camere vuote, buvette deserta. Perfino le anticamere del potere, il bar Giolitti di via degli Uffici del Vicario e Ciampini a San Lorenzo in Lucina sono affollati solo dai turisti. Le luci sono rimaste accese, a Palazzo Chigi, giusto il tempo di celebrare un Cdm dedicato alle donne – oggi è 8 marzo! – con il licenziamento del nuovo Ddl sul femminicidio. Per il resto, maggioranza e opposizione entrano in modalità aereo. Silenzio: il nemico ascolta, com’è d’uso in tempi di guerra.

I nemici

Il nemico della maggioranza è diventata la Lega di Matteo Salvini. Quello dell’opposizione è il proprio vicino di banco. 5 Stelle e Avs parlano di disarmo anche quando Macron grida in diretta tv che la Russia si prepara ad attaccare, nei prossimi anni, Stati membri dell’Ue. Disarmanti. Nel Pd si consuma, in un silenzio ovattato, uno strappo profondo. L’ex ministro della Difesa, l’attuale presidente del Copasir Lorenzo Guerini, che nel Pd è vicino a Paolo Gentiloni, fa seguito all’intervista durissima rilasciata da Pina Picierno al Riformista: «Un passo in avanti importante. A cui ne dovranno seguire altri. Bene le conclusioni di Euco di ieri sulla Difesa comune europea», twitta. La posizione opposta a quella di Elly Schlein, che comunque – quando si parla di Difesa – parla d’altro. Sempre più spesso. Nel momento in cui l’Europa correva a Parigi per il summit in risposta al ritiro americano dalla difesa del vecchio continente, Schlein era a L’Aquila dove provava, senza successo, a entrare in una scuola dove non era attesa.

Referendum sulla cittadinanza

Ieri, mentre una parte del Pd prendeva posizione, netta e coraggiosa, al fianco di Ursula von der Leyen sul ReArm Europe, Schlein teneva a far sapere che: «Sosterremo il referendum sulla cittadinanza. Siamo tutti impegnati affinché tutti i cittadini siano informati della necessità di andare a votare e sostenere questo referendum». L’esito è già scontato, il momento non certo propizio ad esortazioni di principio, la distrazione inadeguata al frangente delicatissimo, grave, esiziale che vive l’Europa. Per fortuna c’è Mattarella. Che sull’invio di una forza di pace in Ucraina frena, anche perché il conflitto è ancora nel pieno. «Non siamo ancora a questo punto, non sono neanche iniziati i negoziati di pace. Parlare di quello che avverrà come soluzioni è totalmente fuori dal momento», fa notare il Presidente della Repubblica.

Una cautela che probabilmente rassicura la premier Giorgia Meloni e dà respiro a un dibattitto che in ogni caso si porrà a breve termine. In una intervista alla televisione pubblica giapponese NHK rilasciata da Kyoto, seconda tappa della sua visita in Giappone, il Presidente della Repubblica affronta a tutto campo i temi caldi della politica internazionale, dall’aggressione russa all’introduzione dei dazi minacciati dal presidente americano Donald Trump. Le sue posizioni rimangono nette ed indicano una strada da seguire che non dà spazio a distinguo: per l’Ucraina «serve una pace giusta che non crei un omaggio alla prepotenza delle armi perché altrimenti si aprirebbe una stagione pericolosissima per la vita internazionale. Una soluzione giusta che non sia fragile e transitoria”, chiarisce subito rispondendo alle domande della giornalista di NHK che mostrano quanto il dibattito sia sentito anche nel lontanissimo Giappone. Il capo dello Stato ricorda che l’Europa da tre anni sostiene l’Ucraina e la necessità di un dialogo negoziale. Ma non svendendo la sua integrità territoriale: «va cercata con convinzione una soluzione di pace che non mortifichi nessuna delle due parti ma che sia giusta perchè sia duratura, perchè una pace basata sulla prepotenza non durerebbe a lungo». Il Quirinale focalizza il punto, Palazzo Chigi accende dei gran fumogeni. Rosa acceso.

Ddl Femminicidio

La premier si spende: «Oggi il Governo compie un altro passo avanti nell’azione di sistema che sta portando avanti fin dal suo insediamento per contrastare la violenza nei confronti delle donne e per tutelare le vittime». Quello che il Consiglio dei ministri ha varato è, stando alla Premier, «un disegno di legge estremamente significativo, che introduce nel nostro ordinamento il delitto di femminicidio come reato autonomo, sanzionandolo con l’ergastolo, e prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Norme che considero molto importanti e che abbiamo fortemente voluto per dare una sferzata nella lotta a questa intollerabile piaga». Tutto vero, tutto importante. Ammesso che aumentare le pene sia risolutivo. Inizia il fine settimana, della sicurezza da riportare in Europa se ne riparlerà in futuro.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.