“L’intelletto ha i suoi pregiudizi, la memoria i suoi limiti, l’immaginazione le sue oscurità. I fenomeni sono infiniti, le cause nascoste, le forme transitorie” (Denis Diderot, “Pensieri filosofici”, 1746). Contro tanti ostacoli che troviamo in noi stessi e che la natura ci oppone, disponiamo solo di una certezza: la sinistra parlamentare italiana è, in grande maggioranza, contro “l’Europa armigera” (copyright di Michele Serra). Passi per i venditori di tappeti pacifisti come Giuseppe Conte, che ha un disperato bisogno di voti per non scomparire dalla scena politica. Ma Elly Schlein e i suoi cattivi consiglieri non hanno ancora capito che così si precludono ogni prospettiva di governare il Paese alle prossime elezioni?

Nel voto all’Europarlamento sul piano von der Leyen, i riformisti del Pd hanno finalmente alzato la voce. Può infatti un partito affiliato al socialismo europeo, e che nell’europeismo ha una delle sue ragioni costitutive, presentarsi come un “Sòr Tentenna” qualunque quando si trova davanti a scelte da cui dipende il destino dell’Europa, e quindi anche dell’Italia? Luigi Zanda, uno dei fondatori del Pd, ha chiesto un congresso straordinario di verità e responsabilità. Di verità su quanto sta accadendo nel mondo: in Medio Oriente come a Kyiv, Washington, Mosca. Di responsabilità per restituire al partito il ruolo che gli compete, cioè di grande forza di governo della sinistra europea, gettando alle ortiche la bolsa retorica pacifista della ditta Maurizio Landini & Soci.

I consensi a buon mercato

È vero, essere contro le armi è un modo sicuro per raccogliere qualche consenso a buon mercato. Ma a questo si è ridotto il gruppo dirigente del Nazareno? E oggi, a Piazza del Popolo, sventolerà solo la bandiera blu con le dodici stelle dorate o anche – confermando una certa confusione di idee – quella della pace, come ha annunciato il segretario della Cgil?

La maledizione della guerra e dei suoi orrori risale al paleolitico superiore. Viene cavalcata anche da due leader politici, entrambi devotissimi – oltre che a Putin e Trump – uno alla Vergine e l’altro a Padre Pio, per il favore che riscuote tra gli elettori. Ha scritto Norberto Bobbio: “Pacifismo non è soltanto invocare la pace, pregare per la pace, dare testimonianza di volere la pace […]. Offrire l’altra guancia. Meglio morire come Abele che vivere come Caino. Ma non è forse vero che l’impotenza dell’uomo mite finisce per favorire il prepotente?” (“Il problema della guerra e le vie della pace”, il Mulino, 1997).

La violenza è religione

Bobbio è un filosofo laico, e non fa testo per chi ha fede. Ma chi ha fede dimentica spesso, dalle gerarchie vaticane alla multiforme realtà del pacifismo religioso, che il principio “Vim vi repellere licet” (“È lecito respingere la violenza con la violenza”), accettato da ogni ordinamento giuridico e da ogni dottrina morale, con una sua interpretazione perfino estensiva è stato accolto nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere” (n.2265).

Sposare Salvini e Conte anticamera dell’irrilevanza

Chissà se Elly Schlein è credente, ma sposare la posizione di Salvini e Conte sulle armi potrebbe apparire come un matrimonio incestuoso. Attenzione alle cattive compagnie: sono l’anticamera dell’irrilevanza politica e dell’uscita di scena, come quei personaggi secondari che scompaiono al primo atto quando il dramma è appena cominciato.