L'editoriale
Lavoro: Musk taglia le spese federali, noi ci accontentiamo di piccoli passi

Sul Corriere della Sera di ieri, Massimo Gaggi – collega che stimo molto – ha commentato con toni accorati, forse un po’ risentiti, l’invettiva sferrata l’altro giorno nello Studio Ovale della Casa Bianca da Elon Musk, il quale si è permesso di dire, nella sua funzione di direttore del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE): “È essenziale ridurre le spese federali: senza tagli gli Stati Uniti andranno in bancarotta”.
Magari sarà una minoranza globale, ma io penso che, leggendo queste affermazioni, in giro per il mondo parecchi avranno pensato che forse tutti i torti non li ha, il miliardario folle. Non c’è Stato in Occidente – degli altri non parliamo neppure – che, lungo il secolo XX, non abbia esteso a dismisura le funzioni degli apparati pubblici, con aumenti di personale, moltiplicazione di uffici, diluizione delle responsabilità personali. Ottenendo, come risultato, lo sviluppo di opprimenti burocrazie e la crescita insostenibile del debito delle nazioni.
Non so come gira dall’altra parte dell’oceano, ma da noi in Italia questi due fattori – aggravati dal fatto che siamo al 19° posto su 27 in Europa quanto a digitalizzazione della PA – generano un cortocircuito micidiale, e pesano come macigni anche sui segnali positivi che vengono dal fronte dell’occupazione, peraltro non avvalorati né dalla produttività generale del sistema, che stagna da 30 anni (ho detto trenta), né dalla produzione industriale, che proprio ieri ci ha gelato con quel -7,1% del dicembre 2024 (-3,5% su base annua).
Giusto al centro di questi inestricabili nodi strutturali si colloca il grande tema del lavoro. Che non è questione di cifre, ma di esseri umani in carne ed ossa. Di questo parliamo oggi nelle pagine dell’€conomista, con contributi importanti e concreti, dalla ministra Marina Calderone a Renato Brunetta al presidente dell’INPS Gabriele Fava. Interventi che ci descrivono, ognuno dal proprio versante, i cambiamenti significativi in atto nel mondo del lavoro, anzi dei lavori. E illustrano i programmi che stanno sviluppando per affacciarsi nel modo giusto sul mondo che cambia. Buoni propositi che, da riformisti, accogliamo con fiducia. In Italia è difficile immaginare rivoluzioni muskiane (posto che anche lì si realizzino). Meglio muoversi per piccoli passi. Purché si facciano.
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