La liberazione di Marc Fogel è stata solo “l’antipasto”. Il Cremlino aveva preferito trincerarsi dietro il più classico dei “no comment”. Ma quel vertice di tre ore e mezzo tra l’inviato Usa, Streve Witkoff, e il presidente Vladimir Putin ha avuto un peso molto rilevante. Perché prima è arrivata la notizia dello scambio con un prigioniero russo negli Usa, il cybercriminale Alexander Vinnik. Poi, è arrivato l’annuncio che più di tutti il tycoon aspettava di dare al mondo: la sua telefonata con il capo del Cremlino.

Il colloquio è stato “lungo e molto produttivo” secondo quanto affermato dal presidente Usa. Una telefonata di un’ora e mezza, hanno spiegato da Mosca. E a quanto sembra, tra i due leader la sintonia è stata praticamente totale. Putin e Trump si sono invitati a vicenda nelle rispettive capitali. E se lo “zar” ha detto di volere una “soluzione a lungo termine” per l’Ucraina attraverso “colloqui di pace”, il capo della Casa Bianca ha confermato di avere parlato di Medio Oriente, di dollaro, di intelligenza artificiale e appunto di Kiev, chiarendo di volere avviare da subito i negoziati con la Russia. Trattative per cui The Donald ha già pronto il suo team: il segretario di Stato, Marco Rubio, il direttore della Cia, John Ratcliffe, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Michael Waltz, e Witkoff.

Questa settimana può essere fondamentale per l’Ucraina. Mentre Witkoff è volato a Mosca e Trump ha sentito al telefono Putin, il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, è in pieno tour diplomatico in Europa. Ha iniziato a Parigi, dove il summit sull’intelligenza artificiale è servito per parlare con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Kaja Kallas, sul rischio di una guerra commerciale e del futuro di Kiev. Nel corso di un “ottimo incontro” con il vicepresidente Usa “ho sollevato il tema della difesa ma anche, ovviamente, dell’Ucraina, sottolineando che l’Europa deve essere presente al tavolo dei negoziati perché l’esito ci influenzerà molto” ha detto Kallas.

Ma se la telefonata tra Putin e Trump ha fatto capire il coinvolgimento che la Casa Bianca immagina per Bruxelles, per Vance, l’appuntamento più importante sarà quello di Monaco di Baviera, quando in occasione della Conferenza sulla sicurezza, incontrerà insieme a Rubio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’amministrazione Usa sta cercando di smuovere le acque in maniera definitiva. Dopo Witkoff e Vance, in Europa è sbarcato anche il nuovo capo del Pentagono, Pete Hegseth. Un segretario molto diverso rispetto al suo predecessore, Lloyd Austin, e che al suo primo vertice dei ministri della Difesa Nato a Bruxelles, ha subito messo in chiaro alcuni punti fondamentali. Il primo, che gli Stati Uniti hanno come priorità strategica la deterrenza della Cina. Il secondo, che “gli alleati europei devono assumere un ruolo di leadership in prima linea”, perché “insieme possiamo stabilire una divisione del lavoro che massimizzi i nostri vantaggi comparativi in Europa e nel Pacifico”. Il terzo, che sull’Ucraina l’imperativo della Casa Bianca è quello di arrivare a un accordo il prima possibile.

La preoccupazione di Zelensky

Zelensky è da tempo preoccupato per le iniziative prese da Washington. E il fatto che Trump abbia deciso di parlare prima con Putin e poi di informare lo stesso presidente ucraino di quanto discusso con il leader russo appare un segnale chiaro della gerarchia che ha in mente il capo della Casa Bianca. The Donald ha detto che Zelensky “come il presidente Putin vuole fare la pace” e confida che a Monaco ci saranno risvolti positivi. La presidenza ucraina ha detto di volere lavorare con Washington per una “pace duratura”. Ma Zelensky, che ieri ha ricevuto anche una bozza del piano Usa sulle risorse naturali ucraine, vuole anche rassicurazioni. E ieri, Hegseth ha in qualche modo certificato i timori del leader di Kiev. In un’eventuale missione di pace, il capo del Pentagono ha assicurato che non parteciperanno forze americane.

Inoltre, ha ammesso che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato “non è realistico”, come non è realistico, a suo dire, anche il desiderio di Kiev di ripristinare i confini del 2014, quindi quelli precedenti anche l’annessione della Crimea. Zelensky, intervistato dall’Economist, ha detto di non volersi arrendere al mancato ingresso nell’Alleanza, ma che ha anche un “piano B” che prevede soprattutto armi, missili e Patriot. Al Guardian, il presidente ucraino ha detto anche di essere disposto a uno scambio di territori con il Kursk. Ma su questo, Peskov è stato chiaro: “Le formazioni ucraine saranno spinte fuori da questo territorio, tutti coloro che non saranno distrutti saranno spinti fuori”.