Il decreto anti rave ha lasciato “senza parole” alcuni giuristi che hanno ritenuto la norma inaccettabile. Tra questi c’è l’ex procuratore Armando Spataro che ha snocciolato punto per punto, in un’intervista a Repubblica, le sue ragioni: “Molti giuristi hanno già ben spiegato quanto sia inaccettabile un intervento che, con pene così elevate, introduce un reato assurdo per condotte che nella stragrande maggioranza dei casi non determinano certo atti di violenza o pericoli collettivi – ha detto Spataro – Peraltro esistono già molte previsioni di tipo amministrativo e penale che disciplinano organizzazione e svolgimento di manifestazioni collettive, nonché interventi preventivi delle pubbliche autorità. Quando si verificano cessioni di stupefacenti, oltraggi, resistenza a pubblico ufficiale, si tratta di condotte già individualmente punite“.

Spataro sottolinea che il rischio del “decreto rave” così com’è è che finisca per far diventare punibili manifestazioni di dissenso politico, di solidarietà, di protesta legittima. Di violare dunque uno dei principi costituzionali come la libertà di manifestare garantita dall’articolo 17. Per l’ex procuratore non c’erano nemmeno i presupposti di necessità e urgenza per approvare il decreto. “È vero che l’abuso dei decreti è purtroppo parte della storia politica degli ultimi tre decenni ed è stato praticato da governi di diversa maggioranza politica – ha continuato nell’intervista rilasciata a Liana Milella – Ma qui si rasenta il confine della ragionevolezza, né vedo necessità o urgenza in questa previsione. Ma il populismo spesso spinge verso l’assurdo. Spero rispettosamente in un intervento delle istituzioni preposte alla verifica della legittimità e dell’urgenza, condizione dei decreti”.

E per il Guardasigilli Nordio pensa a “onorevoli dimissioni” in virtù dei principi garantisti espressi in passato dal neoministro. In particolare guarda a quanto dichiarato sulle intercettazioni, dal guardasigilli ritenute troppe e inutili, ma che tuttavia ha firmato il decreto rave. “Non ho praticamente mai condiviso il pensiero del ministro, specie in occasione dell’ultimo referendum abrogativo che ha sostenuto. Peraltro Nordio ha anche denunciato l’eccesso del ‘panpenalismo’, ma ora approva il nuovo reato di ‘rave party’. Nego con convinzione che le intercettazioni in Italia siano troppe, ma aggiungo di aver sempre riconosciuto, a certe condizioni, il diritto all’elettorato passivo dei magistrati, auspicando però la necessità di agire sempre coerentemente con i principi in cui si crede e che sono stati pubblicamente sventolati. Ma se quei principi vengono negati nel contesto politico in cui si opera, il rimedio è uno solo: la scelta altrettanto coerente di onorevoli dimissioni. Ovviamente è solo il mio pensiero”.

Anche sull’ergastolo ostativo Spataro è critico: “Anche questa questione viene affrontata dal governo in modo da far credere che, senza il decreto, mafiosi e delinquenti condannati per gravi reati non potrebbero mai scontare l’ergastolo e a loro sarebbero automaticamente applicabili i benefici penitenziari. Alcuni magistrati si associano a questo “grido d’allarme” in difesa del doveroso contrasto alle mafie che ne risulterebbe penalizzato. Ma le cose non stanno affatto così e numerosi giuristi, non afflitti dal populismo dilagante, lo hanno spiegato. La presunzione assoluta di eterna pericolosità non esiste nel nostro sistema e per vincerla, oltre alla collaborazione, non possono certo essere previsti parametri impraticabili come quello secondo cui spetterebbe al condannato dimostrare l’assenza di pericoli di futuri collegamenti con ambienti criminali: una probatio diabolica”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.