Nel dubbio, allinearsi alla volontà della Procure. Primo passo falso del governo Meloni e del ministro Carlo Nordio sulla giustizia. Dall’ergastolo ostativo al rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia per andare incontro “al grido di dolore delle Procure“, il nuovo esecutivo non inizia nel migliore dei modi. Le avvisaglie c’erano tutte, così come anticipato nei giorni scorsi dalle note dell’Unione Camere Penali italiane e di Nessuno Tocchi Caino.

Nella conferenza stampa dopo il primo Consiglio dei ministri che ha approvato un decreto legge, composto di nove articoli e che riguarda norme in materia di giustizia, Covid e sanzioni per chi organizza rave party, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, hanno provato a giustificare i provvedimenti presi, a partire dal rinvio della riforma Cartabia, la cui entrata in vigore prevista per il primo novembre slitta al 30 dicembre.

“Su proposta del ministro Nordio – ha spiegato la premier – abbiamo deciso di intervenire su una materia che ci sta particolarmente a cuore da diverso tempo, che riguarda il tema del carcere ostativo. Per rispetto del lavoro fatto dal precedente Parlamento abbiamo deciso di prendere la norma così come votata alla Camera e inserita nel decreto“.

Meloni si dice “fiera che il primo provvedimento di questo governo riguardi una norma che riguarda la materia dell’ergastolo ostativo” perché “si tratta di una norma – aggiunge – figlia dell’insegnamento di Falcone e Borsellino e a lungo osteggiata dalla criminalità organizzata”.

La parola passa poi all’ex magistrato Nordio che spiega i provvedimenti adottati in tre settori in una giornata che ha definito “importante” per la giustizia.

La prima misura – “Il primo è l’ergastolo ostativo. La norma non compromette minimamente la certezza della pena, si tratta di adeguarci alle indicazioni della Corte costituzionale e recepire l’indicazione data dal precedente Parlamento che all’unanimità aveva proposto queste modifiche”.

La seconda misura – “Il secondo provvedimento altrettanto importante e ugualmente urgente è quello del funzionamento degli uffici giudiziari – ha aggiunto – Avendo esercitato per quarant’anni la funzione di pm sono perfettamente consapevole delle difficoltà in cui versano le nostre procure”. Da qui la decisione di andare incontro a tutti i procuratori d’Italia (poco importa sentire anche l’altra campana, quella degli avvocati…): “Ho ritenuto di accogliere integralmente il grido di dolore delle procure: con l’attuazione immediata della riforma, per incompatibilità con le risorse disponibile, la stessa sarebbe stata inapplicabile”. Accolta dunque la richiesta di 26 procuratori generali che, in una lettera al ministro Carlo Nordio, hanno messo in evidenza i problemi e le difficoltà interpretative delle norme, in assenza di una disciplina transitoria, soprattutto per la parte relativa alle indagini preliminari.

Per Nordio la riforma Cartabia della giustizia penale è stata rinviata al 30 dicembre ma va “nella giusta direzione”. Questo rinvio – precisa – non ha nessun impatto negativo sul Pnrr, anzi.  Questo rinvio di due mesi ci dà la possibilità di capire meglio le problematiche e di intervenire per la loro soluzione in vari modi sia amministrativa, sia coordinando i vari uffici giudiziari. Rischiavamo di assistere a una confusione normativa, perché le procure avevano emanato circolari non sempre compatibili le une con le altre”.

La terza misura – “Il terzo aspetto era quello di una distonia tra novazione normativa sui reati procedibili d’ufficio e a querela – ha commentato Nordio – La gran parte dei furti, ad esempio, è procedibile d’ufficio, di conseguenza molti di questi sono stati soltanto denunciato dalle vittime che non hanno proposto una querela”. Ma “ora questi reati diventano procedibili a querela e così facendo molti sono diventati improcedibili”.

Secco il commento di Enrico Costa, deputato e vicesegretario di Azione: “L’Anm che ringrazia il Governo per averne ascoltato le ‘indicazioni’ e si fa portavoce delle mosse future sulla emananda disciplina transitoria, prima ancora che abbia parlato il Ministro, non succedeva neanche ai tempi dei Cinque Stelle. Quello sulla riforma Cartabia non sarà solo un rinvio ‘tecnico’. In sede di conversione del decreto proveranno a smantellarla. Nella maggioranza ci sono molti che hanno subito la nomina di Nordio Anche il testo sull’ergastolo ostativo lo conferma”.

Penalisti sul piede di guerra – “Il dl che il Consiglio dei ministri si appresta a licenziare oggi manifesta evidenti e gravi profili di incostituzionalità e, quanto ai supposti motivi di urgenza, di evidente illegittimità”. E’ quanto si legge in una nota della giunta dell’Unione camere penali, sulle ragioni dell’incontro richiesto con il ministro di giustizia Carlo Nordio. La giunta Ucpi riscontra “un difetto assoluto di ogni plausibile ragione di urgenza”.Inoltre “sull’at. 4bis dell’ordinamento penitenziario: il d.L. Propone un inammissibile peggioramento -rispetto a quello già oggetto della valutazione di incostituzionalità della corte- del quadro normativo in tema di ostatività ed accesso alle misure alternative alla detenzione. In tal modo si pone in essere un inedito, gravissimo conflitto tra il legislatore ed il giudice delle leggi, un vero atto di ribellione del primo verso il secondo, in spregio degli assetti istituzionali e costituzionali che regolano quel rapporto”.

Festa Anm – In una nota l’associazione nazionale magistrati, attraverso il presidente Giuseppe Santalucia, esulta: “Il Ministro della Giustizia e l’intero Governo hanno fortunatamente dato ascolto alle indicazioni della magistratura associata” sull'”opportunità di una disciplina transitoria per importanti settori della recente riforma del processo penale”. Il rinvio dell’entrata in vigore “si pone infatti come passaggio necessario alla definizione della disciplina transitoria e – questione di non minore rilievo – al riassetto organizzativo degli uffici giudiziari.

 

Redazione

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