Visto che il Signor Presidente del Consiglio ha esaudito sia la mia prima richiesta apparsa sulle pagine de Il Riformista quando ancora non era stata neanche nominata, vale a dire di farsi definire e chiamare come lingua italiana comanda, sia la richiesta di riportare al centro il merito, ora rivolgo un’ulteriore supplica e questa volta la rivolgo anche al signor ministro della Giustizia. La mia supplica è quella di compiere un atto di clemenza e ragionevolezza emanando un’amnistia e un indulto. Chi scrive è uno che frequenta e vive i tribunali italiani e qualche volta anche quelli stranieri da quarantadue anni, consumando in scale, corridoi e ascensori suole su suole delle sue scarpe e, forse immodestamente, afferma di sapere ciò che scrive.

Detto ciò, le dico anzi le grido: emani un’amnistia ritornando ad applicare un istituto di quel tanto vituperato codice Rocco che presuntuosa follia spinse di fatto ad abrogare all’inizio di quella che io definisco la seconda guerra civile italiana comunemente detta Tangentopoli. Lo so che sotto il codice Rocco c’era la firma anche di quel tal Mussolini ma non penso che se rintrodurrà l’amnistia le daranno della fascista, del resto come ho scritto, sarebbe solo una manifestazione di clemenza e di buon senso e, secondo me, di forza dello Stato. È un dato di fatto che i tribunali, per una serie di ragioni che qui sarebbe troppo lungo richiamare, scoppiano ed alcune Corti di appello scoppiano ancora di più. Io sono seriamente convinto del fatto che il peso dei fascicoli stazionanti nei Palazzi di giustizia, tanti da aver ormai da tempo letteralmente invaso anche i gabinetti, sia tale da mettere a rischio anche la statica di molti edifici come appunto il Tribunale di Napoli, come sono altrettanto certo che con quelle folli montagne di carte sparse ovunque basterebbe anche solo un mozzicone di sigaretta per innescare immani tragedie.

Del resto se la torre A del Tribunale di Napoli andò a fuoco quando ancora non c’era nulla immagino cosa potrebbe accadere oggi ma le motivazioni di questo provvedimento di buon senso e clemenza non sono affatto queste di cui pure si dovrebbe tener conto. La prima motivazione è umana o meglio umanitaria: le carceri, che assai spesso sono più che altro dormitori per senza fissa dimora, scoppiano e sono del tutto ingestibili. Lo dimostrano la vicenda della rivolta del carcere di Santa Maria Capua Vetere e di quello che è seguito e anche quella dei numerosissimi morti in occasione delle rivolte scoppiate nelle carceri nel periodi più acuti del Covid. La verità ufficiale è che sono tutti morti per overdose, e che invece di pensare a scappare si siano precipitati a prendere stupefacenti nelle infermerie che, secondo la vulgata diffusa, avevano scorte da raffineria colombiana e che i detenuti siano morti per questo.

Ebbene, io non crederò mai che questa verità processuale corrisponda alla verità storica, del resto le grida dei detenuti si sono sentite anche alla TV dove vennero anche trasmesse delle immagini poi in parte censurate e grida e immagini assolutamente eloquenti. Ma, dovendo, con molto sforzo, fingere di essere del tutto stupido devo anche dire che se le cose fossero andate come si è detto si tratterebbe di morti da disagio carcerario e che lo stato si è dimostrato incapace di assicurare la vita dei detenuti della cui custodia è direttamente responsabile. Secondo alcuni occorrerebbero nuove carceri: ora, a parte il fatto che le carceri ci sono già e in qualche caso sono state dismesse o chiuse per carenza di personale, per riaprirle o costruirle occorre tempo e nell’attesa che si fa? Se le Procure e soprattutto i Tribunali di Sorveglianza fossero efficienti e venissero eseguiti gli ordini di carcerazione che giacciono per ogni dove e che, per lo più, riguardano venditori di qualche pacchetto di sigarette di contrabbando o di cd contraffatti o fascette false per i concerti i detenuti sarebbero talmente tanti che dovrebbero essere messi negli stadi e comunque, nonostante i ritardi nelle esecuzioni, non mi pare che oggi in Italia ci siano i morti per strada.

L’amnistia è ed è sempre stata un momento di pacificazione paritario e trasparente ed un mezzo per svuotare carceri e cancellerie dei tribunali di fascicoli privi di ogni senso ed eseguibilità. Come non ricordare l’amnistia emanata da Palmiro Togliatti nel ‘46 che si estese sino al 1953 e i successivi provvedimenti di clemenza che hanno sempre cercato di chiudere le ricorrenti lacerazioni che hanno attraversato il nostro Paese, dalla guerra civile al cosiddetto Autunno caldo. Come la prima guerra civile italiana si è chiusa, almeno nella sua fase più cruenta, con un’amnistia emanata dal vincitore così deve trovare la parola fine la seconda guerra civile iniziata nel 1989 con un’amnistia di cui ora si vedono le condizioni politiche, la necessità e l’assoluta urgenza. So perfettamente che un’amnistia penalizzerebbe non poco gli avvocati cui verrebbe sottratto del contenzioso ma so anche che in questa situazione cambierebbe ben poco perché tanto le cause pendenti non le faranno mai e questo lo sanno anche i loro clienti che, anche per questa ragione, non le pagano. Quindi, meglio per tutti metterci una pietra sopra e ripartire.

Mi rendo conto che il problema potrebbe forse essere politico e che potrebbe venire proprio dal fuoco amico ma mi pare certo che la proposta troverebbe seguito anche in ampia parte delle opposizioni, a cominciare da Italia Viva e anche i 5 Stelle che, pur con la spregiudicatezza della loro politica alla fine anche per le “peculiarità” del loro attuale elettorato, non potrebbero opporsi più di tanto. Io non penso che un’amnistia o un indulto siano una resa da parte dello Stato ma che anzi siano una manifestazione di forza e di riequilibrio dei poteri tra loro. Se davvero si vuole aprire una nuova fase, invece di inseguire confuse ed impraticabili innovazioni bisogna voltare seriamente pagina spiegando la situazione alla gente per quella che è, senza far leva su sensazioni di pericolo ed insicurezza ampiamente sopravvalutate anche per l’esistenza di nuovi sistemi di controllo del territorio prima del tutto assenti. Gli strumenti li abbiamo già e sono efficaci e collaudati, dobbiamo solo scegliere di usarli.