L'intervista
Lista Stati Uniti d’Europa, il socialista Maraio: “Uniti anche nei Comuni”

La coalizione Stati Uniti d’Europa procede a passo veloce, compattando il gruppo dei soggetti a quattro: +Europa, Italia Viva, LibDem di Marcucci e il Partito Socialista Italiano. Abbiamo incontrato il segretario socialista Enzo Maraio per fare con lui un tagliando alla lista unitaria.
I segretari dei partiti faranno da capilista in ciascuno dei cinque collegi?
«Non posso confermare, ma neanche smentire. Ci dovrà essere uguale rispetto per tutti i soggetti».
Quando si avrà una notizia certa?
«La certezza è che la lista Stati Uniti d’Europa si fa. Il simbolo sarà presentato il 21 aprile, la lista completa il 30».
A Roma c’è stato il congresso del PSE, il Psi c’era insieme al Pd. Usciti dicendo di marciare uniti ma dal giorno dopo, ognuno per sé.
«Nell’autonomia dei singoli partiti, ciascuno ha deciso come muoversi alle Europee. Noi partecipiamo alla lista Stati Uniti d’Europa convinti che +Europa, Iv e Psi possano costituire quella spinta verso l’area riformista che deve prendere il timone nel centrosinistra».
Quale identità portano i socialisti in questa lista?
«Forte orientamento all’Europa stato federale, attenzione al welfare, ai precari, agli ultimi. L’Europa deve essere quella della solidarietà, di Next Generation EU per rispondere alle esigenze di tutti, inclusi i ‘dimenticati’ dalla politica».
Bobo Craxi dice che la lista Stati Uniti d’Europa è un format che può essere replicato anche in futuro. È così?
«La lista di scopo ha, appunto, uno scopo: rafforzare l’area europeista nel Parlamento europeo e limitare i sovranisti, dando corpo a un progetto riformista. Ma questo progetto – molto dipenderà dall’esito elettorale – sta già riscuotendo interesse dal territorio, da chi sta preparando nei Comuni le amministrative di giugno».
Mi spieghi meglio, la lista +E, Iv e Psi correrà insieme anche alle amministrative?
«Molti dirigenti, non solo socialisti ma anche delle altre forze della coalizione, stanno attendendo il simbolo perché desiderano usarlo nei territori, declinando lo spirito costruttivo unitario dall’Europa ai Comuni. Il progetto della costruzione di un’area riformista per il centrosinistra italiano vale oggi, per le Europee, ma varrà ancora di più dopo».
Siete allineati, tra i tre partiti della coalizione?
«Molto. Come preciserò domani (oggi per chi legge, ndr.) in Consiglio Nazionale, con Emma Bonino condividiamo una storia comune fatta di battaglie importanti sui diritti civili, nella storia repubblicana del nostro Paese, senza mai rinunciare al riformismo. La sintesi funzionerà anche con Matteo Renzi, con il quale condividiamo moltissimi punti a partire dall’approccio garantista sulla giustizia».
Ma una volta eletti, in che gruppo andrete?
«I socialisti, nel gruppo socialista. Gli altri in Renew Europe. Ma sono due gruppi europeisti che rafforzano, da famiglie diverse, l’obiettivo comune. Nel rispetto reciproco c’è il rispetto dei gruppi di approdo in Europa. Noi del Psi siamo stati soci fondatori del Partito del Socialismo Europeo e lavoriamo in sinergia con Pia Locatelli, nel bureau europeo: quella è la nostra collocazione».
Posta questa collocazione, era davvero impossibile l’accordo con il Pd?
«Siamo partiti distinti, anche se entrambi nel Pse. Gli Stati Uniti d’Europa sono una questione di coerenza storica per il Psi. Al Pd dico che deve superare le contraddizioni interne e la contrapposizione delle correnti. Manca la generosità necessaria nella costruzione di una coalizione plurale di centrosinistra che ci ha portato a inanellare una serie di sconfitte. Con i veti e con i perimetri non si creano le condizioni per vincere le elezioni».
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