Quarantena addio per i contatti (non per i contagiati) che hanno fatto la terza dose o hanno concluso la prima e seconda dose da meno di 120 giorni. Per loro resterà solo il tampone obbligatorio cinque giorni dopo essere diventato “un contatto”. È la novità più importante – e la più attesa – del consiglio dei ministri convocato ieri pomeriggio per fronteggiare l’impennata vorticosa di contagi. Con effetti collaterali probabilmente non previsti in queste dimensioni: ogni giorno, contando i contatti diretti di ciascun contagiato, finiscono in quarantena dalle 300 alle 500 mila persone.

Se questo è il trend, il 10 gennaio quando le attività torneranno a regime, scuole comprese, rischiamo di avere mezza Italia in quarantena. Che poi sarebbe un altro lock down. Impensabile. Avuta contezza di questo scenario tra Natale e Santo Stefano, il presidente Draghi ha preso in mano la situazione e ha chiesto ai tecnici del Cts di lavorare sulle regole della quarantena. Oltre che diramare una comunicazione meno allarmistica di quella che è invece già partita da giorni ad uso e consumo di no vax e complottisti vari: la curva del contagio è schizzata verso l’alto (ieri 98 mila in un solo giorno, 20 mila in più del giorno precedente) ma gli ospedali tengono anche se si aggirano in modo pericoloso intorno alle soglie stabilite: il 15% in area medica (siamo al 16%) e il 13% in terapia intensiva (la soglia fissata è al 10).

Da notare anche che sette ricoverati su dieci in terapia intensiva non sono vaccinati. Se un accordo è stato trovato sulle quarantene e nonostante il pressing in direzione contraria di tecnici e ministero della Sanità, lo stallo è durato qualche ora su un altro punto in discussione: l’allargamento dell’obbligo del Supergreen pass anche ai lavoratori autonomi. Su questo punto la Lega ha fatto la Lega, si è trovata i 5 Stelle come alleati e hanno detto no. «Abbiamo espresso dei dubbi su green pass rafforzato per i lavoratori» ha spiegato Giorgetti che tra cabina di regia e consiglio dei ministri era alla Camera per votare la fiducia alla legge di bilancio. «Comunque – ha aggiunto il ministro per lo Sviluppo economico – non siamo stati solo noi, anche i 5 Stelle hanno dubbi». Butta acqua sul fuoco Mariastella Gelmini: «Nessuno scontro, non dite ogni volta che qualcuno mostra dei dubbi che abbiamo litigato… sul super Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori, anche autonomi, è in corso una necessaria riflessione». Il punto resta aperto. E sul tavolo. «Ne discuteremo in un altro Cdm» ha detto Giorgetti. Anno nuovo, ormai. Peccato. Un’altra occasione sprecata per aumentare il numero dei vaccinati.

Sotto la gestione Draghi la cabina di regia è sempre stata il luogo dell’analisi di fatti e numeri e del ventaglio di possibili soluzioni. Oltre ai tecnici, infatti, partecipano i rappresentanti di ciascun partito di maggioranza. È questo il luogo dove tecnici e politici cercano una sintesi. Che poi viene ulteriormente valutata in chiave politica nel consiglio dei ministri. E ieri, ancora una volta, la politica ha sprecato l’ennesima occasione per marciare unita in direzione dell’obbligo vaccinale. Quando i numeri dicono chiaramente che sono i non vaccinati il buco nero che ogni volta ci tira giù. In cabina di regia sono stati affrontati due temi: le quarantene; la possibilità di estendere il Green Pass rafforzato a tipologie di attività attualmente non contemplate dalla normativa (es. trasporti, fiere, impianti).

Circa le quarantene la popolazione è stata “divisa” in tre categorie: i non vaccinati, per i quali continueranno le attuali regole (quarantena di 10 giorni); le persone in possesso del Green Pass rafforzato da oltre 120 giorni, per cui la quarantena si ridurrà a 5 giorni e alle quali, al termine di questo periodo, sarà richiesto un tampone con esito negativo; persone con dose booster o con Green Pass rafforzato (doppia dose) da meno di 120 giorni, per le quali non sarà più prevista la quarantena ma una forma di autosorveglianza (verifica di eventuali sintoni). Dopo cinque giorni dal contatto con il contagiato, basterà un tampone negativo per dichiararsi “fuori pericolo”. Fin qui le nuove regole per i cosiddetti “contatti” la cui assenza dai luoghi di lavoro sta mettendo in ginocchio aziende e imprese. Ieri Trenitalia ha dovuto tagliare decine di treni per mancanza di autisti.

La decorrenza delle nuove norme, per ragioni organizzative e logistiche, sarà definita in accordo con il Commissario Figliuolo. Novità anche per i contagiati: la quarantena passa da 10 a sette giorni. La maggioranza è stata abbastanza unita sul taglio delle quarantene contro il pressing contrario di medici e virologi. In prima fila il ministro della Famiglia Elena Bonetti che ha portato avanti la linea di Italia Viva: «Premiare i vaccinati tagliando le quarantene; non regalare nulla ai non vaccinati e convincerli a fare questo passo». Gli esperti dicono che Omicron, per i vaccinati, ha effetti simili a quelli di un’influenza. La variante si sta “raffreddorizzando”. Si fermerebbe ai bronchi e non arriverebbe più ai polmoni. I condizionali sono obbligatori: la pandemia insegna ogni giorno qualcosa di nuovo.

I 98 mila contagi in 24 ore non hanno però del tutto distratto il Transatlantico di Montecitorio dal gioco dell’anno: il Toto colle. Proprio l’impennata di contagi, ormai costante da qualche giorno, sta facendo tornare in auge uno scenario da tempo messo da parte: mantenere lo stato attuale delle cariche, Sergio Mattarella al Colle e Draghi a palazzo Chigi. Quel tanto che serve per chiudere almeno la fase della pandemia. È chiaro oggi che nessuno dei due ha finito la sua mission. Ieri le opposizioni, guidate da Fratelli d’Italia, hanno chiesto che Draghi venisse in aula per rispetto del Parlamento durante le dichiarazioni di voto della legge di bilancio. Ieri non è stato possibile. Sarà interessante vedere cosa deciderà di fare oggi SuperMario. I Grandi elettori sono qui e, nel caso, gli serviranno almeno 673 voti. Ma potrebbe anche tirare dritto e non farsi vedere.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.