Se Giuseppe Conte vuole essere il centro di gravità permanente del governo non tutti i pianeti della maggioranza hanno intenzione di girargli intorno. Mentre Nicola Zingaretti ha sdoganato da tempo la figura dell’avvocato del popolo, Matteo Renzi non è assolutamente d’accordo.

Per Zingaretti “Conte non è del Pd ma è un alleato. Abbiamo il dovere di governare insieme e al meglio”, dice a chiare lettere. Il merito del premier, secondo Zingaretti, è quello di essersi messo alle spalle l’avventura di governo in salsa gialloverde facendo “una scelta di campo“, che va accompagnata e sostenuta. “Si è ricollocato ed è un bene”, prosegue ancora il numero uno dem che non esclude nemmeno una sua eventuale candidatura per un tris, in un futuro vicino o lontano che sia. “Su chi guiderà il prossimo governo, se ci sarà, lo vedremo”, spiega lasciando la porta decisamente aperta.

Un pensiero antitetico a quello di Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva non ha nessuna intenzione di lasciare all’inquilino di Palazzo Chigi il ruolo di “punto di riferimento per i progressisti”. “È il premier, lo rispetto, ma ricordo le sue frasi sul populismo, sul giustizialismo, sulla Diciotti, sul reddito di cittadinanza, su quota 100. Se però per Zingaretti Conte è l’uomo giusto, amici come prima. Per noi non lo è stato, non lo sarà: con lui governiamo in condizioni emergenziali”, mette nero su bianco il senatore fiorentino.

Nel continuo elastico della maggioranza il pianeta Zingaretti e quello Renzi tornano invece vicini quando all’orizzonte si staglia la sagoma di Luigi Di Maio. Il campo di battaglia è quello del decreto milleproroghe, approvato salvo intese, con un accordo che non c’è sulla revoca delle concessioni autostradali.

E su una delle sue battaglie principali il capo politico M5S non ha nessuna intenzione di mollare la presa. “Ho notato che qualcuno continua a lamentarsi della norma. Che sia chiaro: bisogna avviare un percorso che ci porti alla revoca delle concessioni autostradali. Non dimentichiamoci che questa gente si è arricchita con i soldi dei cittadini, dimenticandosi però di fare manutenzione a ponti e strade. Per noi questa è una battaglia di civiltà, perché serve giustizia per le vittime del ponte Morandi. E chi si oppone a tutto questo di sicuro non fa il bene del Paese”, il duro monito del pentastellato.

Anche se con sfumature diverse tanto i dem quanto Italia Viva rispondono picche. “Non credo si tratti del primo passo verso la revoca. Se lo Stato trova formule per essere più autorevole nelle trattative con i concessionari, è positivo”, la risposta salomonica di Zingaretti. Iv, dal canto suo, alza il toni: “E’ incredibile il modo con cui il tema delle possibili revoche delle concessioni è stato surrettiziamente introdotto nella bozza del decreto Milleproroghe. Non è solo il contenitore ad essere del tutto inadeguato. È il pressapochismo ad essere inaccettabile”, dichiarano i parlamentari fedeli a Matteo Renzi. L’ennesima matassa da dipanare per il premier Conte, alla costante ricerca dell’equilibrio.

 

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