Marina Ovsyannikova non sa se finirà in una prigione russa o in una prigione ucraina. “In Ucraina mi odiano e mi credono una spia dell’Fsb, in Russia pensano che sia una spia britannica”, ha detto in un’intervista a Repubblica la giornalista diventata famosa in tutto il mondo dopo aver interrotto il telegiornale di Channel One della tv pubblica russa con un cartello contro la guerra scatenata dal presidente Putin in Ucraina. Da allora, dice, vive a Berlino da sola, lontano dai figli, ha perso quello che era il suo lavoro, la sua casa ma in Ucraina sono convinti che sia una spia dell’FSB.

La giornalista è nata a Odessa, per metà russa e per metà ucraina. Oggi lavora come freelance per il quotidiano tedesco Die Welt. Il suo viaggio tra Kiev e Odessa di fine maggio è diventato un caso nazionale. Ma da dove viene la convinzione che si tratti di una spia del nuovo KGB? Da alcune sue dichiarazioni in cui Ovsyannikova aveva sostenuto che sarebbe stato più giusto separare, per quanto riguarda le sanzioni occidentali, il presidente russo Vladimir Putin e gli oligarchi dalle persone comuni e dall’economia russa.

“Esattamente la narrativa di cui ha bisogno il Cremlino per farsi togliere le sanzioni”, ha scritto su Facebook Dima Replianchuk, giornalista investigativo ucraino che in collaborazione con la Procura Generale di Kiev indaga sui crimini di guerra. Una sintesi di quello che è il sentimento nei confronti della giornalista. Il suo viaggio in Ucraina è stato definito una missione di propaganda dell’Fsb – a Repubblica, per provare i suoi propositi, Ovsyannikova ha mandato degli spezzoni del reportage che ha preparato mentre era in visita davanti a un albergo di Odessa distrutto da un bombardamento.

 

“Quelle frasi sulle sanzioni le ho dette prima di aver visto il massacro di Bucha, ora ho cambiato idea! Ora sono convinta che la guerra sia una responsabilità collettiva dei russi e che la comunità internazionale debba colpire la Federazione con più sanzioni di quante ne ha già approvate. Ero pronta a spiegarlo di persona, però non me ne è stata data la possibilità”. Ovsyannikova avrebbe voluto spiegarsi in una conferenza stampa, ideata da lei con Die Welt e due ong, una americana e una olandese, organizzata dall’agenzia Interfax-Ucraina per il 31 maggio, Occasione che però è stata cancellata. La responsabile dell’osservatorio sulla trasparenza dei media, Natalia Lyhachova, aveva invitato a ignorare l’evento.

“Sono stati i vertici di Interfax-Russia a chiamare e a ordinare di annullare la conferenza”. Almeno ufficialmente, tuttavia, la filiale ucraina si è staccata dalla sede di Mosca dopo Euromaidan. Fatto sta che da simbolo della dissidenza russa – della quale si sono perse le notizie dopo le manifestazioni contrarie alla guerra dopo l’inizio dell’invasione – Ovsyannikova è diventata profilo sospetto anche a Kiev. “Ero disponibile a rispondere a ogni domanda, anche a ripetere per l’ennesima volta che sono uscita dalla Russia non perché sono una spia ma solo grazie all’aiuto della comunità internazionale, soprattutto Stati Uniti e Francia. Zelensky allora si era congratulato con me”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.