La giornalista russa Marina Ovsyannikova ha scritto il suo primo articolo per la testata tedesca Die Welt. La giornalista è diventata nota in tutto il mondo dopo la sua plateale e clamorosa protesta contro la guerra in Ucraina durante il telegiornale del Canale Uno della televisione di stato russa. “No alla guerra, fermate la guerra”, c’era scritto sul cartello mostrato in diretta alle spalle della conduttrice.

Mi dispiace sinceramente di aver contribuito a rendere zombie i russi con la propaganda di Stato. Vi ho contribuito fino al giorno in cui ho protestato. E me ne vergogno – si legge nell’articolo – Per molti anni ho lavorato per l’emittente statale russa Perwyj Kanal e sono stata coinvolta nella creazione della propaganda. Uno dei compiti era quello di raccontare costantemente quanto sia brutta la vita negli Stati Uniti, nell’Occidente in generale e in Ucraina. Il mio lavoro comprendeva anche l’analisi di influenti giornali internazionali per cercare articoli che parlavano bene di Putin e della Russia”.

La collaborazione come corrispondente da Mosca della testata tedesca era stata annunciata qualche giorno fa. Dopo la sua protesta era stata arrestata e multata. Ha rifiutato l’asilo politico che le era stato offerto in Francia nonostante abbia ammesso di “vivere nella paura”. La sua collaborazione era stata salutata dal direttore del gruppo editoriale tedesco, Ulf Porschardt, che aveva dichiarato come “Ovsyannikova difende i valori più importanti di un giornalista, l’etica professionale contro la minaccia della repressione”.

 

Non tutti a osannare la giornalista però, e non si tratta del Cremlino. Altri giornalisti indipendenti hanno sottolineato, come la nota Farida Rustamova, che Ovsyannikova “con tutto il rispetto, non ha mai rischiato la vita nella Russia di Putin, eppure Die Welt prende lei”. Per anni infatti la giornalista ha lavorato per Canale Uno, vicinissimo al governo. Nel suo primo articolo da corrispondete ha raccontato il suo percorso personale e familiare – madre di due figli, separata – e affrontato le critiche dei giornalisti indipendenti che “hanno rischiato la vita per molti anni per lottare contro il sistema” e verso i quali ha espresso gratitudine e ammirazione.

Il passato non può cancellarlo, ha continuato, ma la corrispondente ha assicurato che cercherà “di fare tutto il possibile per aiutare a distruggere questa macchina e porre fine a questa guerra”. Ha negato di essere una spia britannica in Russia o una spia russa in Ucraina e ha inoltre usato parole dure verso i suoi connazionali. Secondo Ovsyannikova dopo il massacro di Bucha “tutti i russi hanno una responsabilità collettiva. Come i tedeschi per i loro crimini nella seconda guerra mondiale, dovremo chiedere perdono per decenni per quello che abbiamo fatto”. Dopo l’inizio di quella che il Presidente Vladimir Putin ha definito “operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione” in Russia è stata messa in atto un’ulteriore stretta ai media con pene fino ai 15 anni per chi riporta quelle che il Cremlino considera fake news. Bandite parole come “guerra” e “invasione”. La Novaya Gazeta, il principale media indipendente russo, ha interrotto le pubblicazione e il suo direttore, il Premio Nobel per la Pace, Dmitrij Muratov, è stato aggredito in treno.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.