La censura russa non risparmia Wikipedia. Mark Bernstein, uno degli autori più in vista della versione russa dell’enciclopedia libera online, è stato arrestato dalla Direzione generale contro il crimine organizzato e la corruzione del ministero dell’Interno della Bielorussia (GUBOPiK).

Non è chiaro quale siano le accuse nei suoi confronti: la notizia dell’arresto è stata rivelata dal giornale bielorusso Zerkalo. Anche il canale Telegram di GUBOPiK aveva pubblicato un video del suo arresto, ma ora non è più accessibile: a confermarlo è la giornalista Victoria Song della testata The Verge, che ha assicurato di aver potuto verificare la pubblicazione di queste informazioni.

Bernstein, 56 anni, a suo modo è una sorta di “celebrità” della Wikipedia russa: con oltre 200mila modifiche realizzate nel corso degli anni alle voci enciclopediche, Bernstein è tra i 50 autori più attivi ed ha per questo una grande reputazione nel resto della comunità dell’enciclopedia online.

Probabilmente l’arresto dell’editori di Wiki nasce dal lavoro compiuto negli ultimi giorni, con Bernstein che aveva collaborato all’aggiornamento delle voci di Wikipedia legate all’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia.

Wikipedia era da tempo nel mirino delle autorità di Mosca: la Roskomnadzor, l’autorità per la regolazione dei media, aveva inviato una nota alla alla comunità russa dell’enciclopedia dicendo che la pagina Invasione russa dell’Ucraina (2022) conteneva informazioni false, ovvero i dati sulle perdite russe in battaglia e sulle violenze contro i civili ucraini.

Ma Wikimedia Fundation ha ribadito in una nota di non voler fermare la propria attività: “Come sempre, Wikipedia è un’importante fonte di informazioni affidabili e fattuali, specialmente in periodi di crisi. In riconoscimento di questo importante ruolo, non ci tireremo indietro di fronte agli sforzi per censurare e intimidire i membri del nostro movimento. Sosteniamo la missione di fornire conoscenza gratuita a tutto il mondo”.

Per evitare problemi e il rischio di arresti, anche a causa dell’entrata in vigore di una nuova legge che prevede pene fino a 15 anni per chi diffonde “notizie false”, molti editor russi hanno iniziato a lavorare con account secondari per rendere più difficile il loro tracciamento. 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia