Mancano sei mesi alle elezioni europee, ma la campagna è già aperta e il valzer dei nomi possibili per approdare nelle istituzioni di Bruxelles è già partito. L’annuncio di Charles Michel di voler correre per un seggio all’Europarlamento, ha accelerato ancora di più i negoziati per trovare qualcuno che lo possa sostituire come presidente del Consiglio Europeo. E la figura di Mario Draghi, ad oggi, sembra essere tra i favoriti. L’ipotesi è riportata dall’autorevole quotidiano britannico Financial Times, che cita alcuni funzionari e diplomatici europei.

Perché è possibile Mario Draghi al Consiglio Europeo

Considerando che i nuovi eletti al Parlamento europeo entreranno in carica non più tardi a metà luglio mentre la carica di presidente del Consiglio Europeo durerebbe fino a novembre, Charles Michel – se eletto – sarà costretto a dimissioni anticipate. E il suo passo indietro, secondo le norme Ue, potrebbe portare il leader ungherese Viktor Orban a diventare il presidente del Consiglio Europeo a interim, visto che nel secondo semestre del 2024 la presidenza di turno Ue toccherà proprio a Budapest e al suo euroscettico premier.

Un’eventualità da scongiurare per i funzionari europei, da qui l’esigenza di trovare un successore di Michel affidabile. E Mario Draghi – per il Ft – sarebbe la personalità giusta, vista la sua esperienza e il suo impegno per le istituzioni europee. Per Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, “Draghi è il tipo di figura a cui la gente troverà molto difficile dire di no se ci sarà un vero slancio a suo favore”. “È improbabile che lui dica di no se gli verrà chiesto seriamente” ha aggiunto Tocci, nonostante le fonti vicine a Draghi abbiano fatto capire che al momento l’ex presidente della Bce non sta lavorando per assumere qualche incarico particolare a Bruxelles.

Perché è difficile Draghi al Consiglio Europeo

Non ci sono però solo risvolti positivi. Il primo elemento che potrebbe allontanare Draghi dal Consiglio Europeo è l’ipotesi di una presidenza a interim per il post Michel. Giusto per evitare di consegnare l’incarico a Orban. Un’eventualità che per Draghi sarebbe stretta, difficile immaginare possa accettare un ruolo temporaneo, spiega un funzionario sempre sul Financial Times.

Al momento non ci sono grandi altri nomi possibili per la carica, ma cominciano a circolare quelli del premier spagnolo Pedro Sanchez e della danese Mette Frederiksen. Nonostante un curriculum ‘inferiore’, entrambi hanno dalla loro il fatto di essere membri di grandi partiti politici europei, a differenza di Draghi. Un elemento che potrebbe essere decisivo dopo le elezioni europee e la formazione del nuovo Europarlamento. Secondo un diplomatico citato dal quotidiano britannico, il fatto che SuperMario non appartenga a nessun partito politico “lo ostacolerà”. Altro possibile scoglio per Draghi sono le rivendicazioni dei Paesi dell’Europa centrale e orientale che vogliono maggiore spazio nei ruoli più importanti dell’Unione Europea. Finora quasi sempre ad uso di personalità dell’Europa occidentale e dei Paesi più grandi e influenti.

Altro fattore da tenere in considerazione è la forte personalità di Draghi, che se da una parte – come già menzionato – può essere un pregio, dall’altra potrebbe non essere ben vista in alcuni ambienti del Vecchio Continente. A partire – come ricorda il Ft – dalla Germania, che sulle politiche economiche e fiscali ha una visione diversa da Draghi e per questo potrebbe essere irritata dalle posizioni nette dell’ex premier italiano. I Paesi più influenti potrebbero non volere una figura così forte come Draghi, capace di mettergli i bastoni fra le ruote in ambito europeo. Cosa che per esempio Charles Michel, debole politicamente, raramente ha fatto.

Il rapporto con Meloni e con Ursula von der Leyen

Per arrivare al Consiglio Europeo, inoltre, Draghi dovrebbe avere il sostegno di Giorgia Meloni, che ai tempi del governo dell’ex banchiere era di fatto la sua unica oppositrice nel Parlamento italiano. L’esecutivo di destra di Meloni dovrebbe acconsentire a mettere Draghi a Bruxelles, con il rischio di non poter presentare per ruoli importanti nella Commissione Ue una figura più in linea con l’attuale governo.

E proprio la Commissione Ue ha altra voce in capitolo. Seppur nelle scorse settimane era trapelato un presunto piano per portare Draghi alla guida dell’esecutivo europeo, i rapporti tra Ursula von der Leyen e Draghi sono ottimi, come confermato dall’incarico della leader al 76enne di redigere un Rapporto sulla competitività europea. Ma von der Leyen è alla ricerca di una conferma alla Commissione Ue e l’ipotesi di Draghi al Consiglio potrebbe oscurarla, al contrario di quanto fatto con Michel. Per questo VdL non farà carte false per avere vicino Bruxelles.