L'intervista tv
Massimo Bossetti a Belve Crime: “Ho scoperto i tradimenti di mia moglie dal pm, poi ho tentato il suicidio. Il mio DNA sugli slip di Yara? Mi è stato attribuito, non è il mio”

È Massimo Bossetti ad inaugurare il format Crime di Belve. Un’intervista al detenuto nel carcere milanese di Bollate, dove sta scontando la pena dell’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio (avvenuto il 26 novembre 2010), ritrovata senza vita in un campo a Chignolo d’Isola, il 26 febbraio 2011.
Bossetti: “Sopravvivo. I genitori di Yara non hanno ancora avuto giustizia”
Quasi 15 anni di carcere, per Bossetti, che si è sempre dichiarato innocente e che compirà 55 anni il 28 ottobre; racconta di ricevere molte lettere quotidiane di incoraggiamento dopo l’uscita della sua serie Netflix, parlando della sua quotidianità: “Sopravvivo – esordisce Bosseti nell’intervista -. La rabbia viene tramutata in forza. Non bisogna farsi prendere la contesto, anche con una condanna all’ergastolo, l’obiettivo è cercare di non pensare cogliendo le opportunità che il contesto ci offre. Se comprendo il dolore dei genitori di Yara? Non è stata fatta la giustizia che dovrebbero meritare”. Bossetti racconta di non sentire ‘l’inferno dentro di sé’, di stare bene, di essere una persona semplice: “Sento di venir percepito ancora come un enigma, ma non lo sono, è normale quando si è stati giudicati per un delitto del genere”.
Bossetti e il tradimento della moglie: “L’ho scoperto dal Pm, la mia testa non c’era più”
Bossetti racconta anche della sua infanzia: “Tormentata dai litigi dei miei genitori. Un banale episodio: se tornavo da casa più tardi rimanevo chiuso in camera senza mangiare, mio padre non accettava mai niente, non è stata un’infanzia felice. Quando ho scoperto che non era il mio vero padre ho continuato a chiamarlo papà, mi ha sempre dato sostegno. Ero legato a mia mamma, che è venuta a mancare, è stata una sofferenza enorme”. E poi del matrimonio: “Felice fin quando non sono venuto a conoscenza dei tradimenti di mia moglie, scoperti solo in carcere, dal pm in aula, che ha parlato ai quattro venti delle scappatelle di mia moglie. Hanno cercato di abbattermi, la mia testa non c’era più. In cella ho tentato il suicidio, mi hanno ritrovato con la testa immersa nel lavandino e una cintura al collo, ancora non me lo spiego. Mi hanno portato in infermeria e mi hanno salvato. Oggi mia moglie è convinta della mia innocenza, lei sa chi sono”. Saputo dell’infedeltà, Bossetti ha iniziato una corrispondenza epistolare con una detenuta, lettere nelle quali è emersa una coincidenza di interessi sessuali con le ricerche su siti pornografici fatte con la moglie. Ricerche che il carpentiere continua a dire di non aver compiuto, e di aver al massimo cliccato su suggerimenti di ricerca, tra queste anche la frase “ragazzine con vagine rasate”.
Massimo Bossetti e la prova del DNA sul corpo di Yara Gambirasio
Al centro dell’intervista di Francesca Fagnani anche alcune prove regine: l’assenza di alibi per la sera del delitto, giorni in cui aveva litigato con la moglie, il telefono scarico e riacceso la mattina dopo, ma soprattutto il suo DNA ritrovato addosso agli slip e ai leggins di Yara: “Chi lo dice che è il mio, lo hanno attribuito a me. Vorrei capire anche io come ci è finito. Yara non l’ho mai vista, mai incontrata, non c’è mai stato un aggancio, ma nelle mie preghiere serali c’è sempre. Entrambi non abbiamo avuto giustizia. Anche se un giorno venissi prosciolto avrò sempre quest’ombra su di me, un tatuaggio indelebile”.
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