Carlo Calenda è un “pariolino viziato che gioca a fare il bulletto mediatico” ma “non può permettersi di associare il mio nome e la mia storia politica alla mafia”. Parole di Clemente Mastella, sindaco di Benevento ed ex ministro della Giustizia, che annuncia di aver “dato mandato di querelare” il leader di Azione dopo il commento di quest’ultimo dopo la lista di scopo tra Italia Viva di Matteo Renzi e +Europa di Emma Bonino.

La frase incriminata da Mastella è la seguente: “Non ha alcun senso  – scrive su X Calenda – portarsi dietro, sia pure per interposta persona, Cuffaro, Cesaro e Mastella. La cultura della mafia è l’opposto dei valori europei”. Per l’ex Guardasigilli nel secondo governo Prodi, mentre Calenda “giocava a fare il figlio di mammà, io ho combattuto senza sconti la criminalità organizzata, da ministro della Giustizia. Calenda non capisce nulla di politica – attacca Mastella – ma non pensavo fosse pure un maestro di maleducato e diffamante dileggio. Ci vedremo in tribunale”.

Mastella: “Da ministro promotore ultimo indulto”

Il sindaco di Benevento è un fiume in piena e aggiunge: “Se Calenda studiasse al posto di fare l’odiatore social – aggiunge Mastella che è anche leader di Noi di Centro – saprebbe che da cattolico sono stato fautore e diretto protagonista di storiche battaglie care alla cultura radicale. Recependo la lezione di Giovanni Paolo II, sono stato da Guardasigilli il promotore dell’ultimo indulto che sia stato portato a termine in Italia. Lo annunciai a Regina Coeli il 2 giugno del 2006, nel carcere dove anche De Gasperi era stato recluso, con accanto la figlia Maria Romana, per sottolineare la connessione tra laicità solidale e cattolicesimo caritatevole. E alla condizione delle carceri io e mia moglie abbiamo sempre dedicato attenzione ed energie, come sempre hanno fatto in verità i Radicali”.

 

Mastella: “Renzi ha miracolato il pariolino”

Poi la difesa di Renzi che – per Mastella – “ha miracolato il pariolino con cariche importanti come quella di Ambasciatore e Ministro sottraendolo dall’anonimato cui era destinato. Calenda ha ripagato Renzi con perfidia e ingratitudine. Per me resta il ragazzotto cui affidavo le mie segnalazioni per il Cis di Nola: disse che mi avrebbe querelato ma non lo fece, perché è la verità. Stavolta non basterà l’intercessione di un avvocato comune amico che mi chiese con insistenza di ritirare la querela, ho il dovere di portarla avanti e non arretrerò di un millimetro per rispetto alla mia famiglia, alla mia etica e ai miei elettori”, conclude.

Azione chiarisce: “Mai detto Mastella mafioso”

“È del tutto evidente che il riferimento alla cultura mafiosa è fatto nei confronti della condanna di Totò Cuffaro. In questo senso non ci sono dubbi come riportato nelle motivazioni della sentenza della corte di Cassazione, dove i giudici scrivono, ‘l’accordo politico-mafioso tra il capo mandamento Giuseppe Guttadauro e l’uomo politico Salvatore Cuffaro, e la consapevolezza di quest’ultimo di agevolare l’associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti’. Per quanto riguarda Mastella, certamente un politico molto distante dai valori di Azione, mai lo si è definito mafioso”. Così in una nota fonti di Azione anche se la nella frase del tweet di Calenda il concetto appare piuttosto ambiguo.

Redazione

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