Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di celebrare il 25 Aprile ad Acerra, città al Nord di Napoli e da lì simbolicamente ricordare tutte le vittime della Resistenza. Ha scelto al cittadina non a caso: tra il primo e il 3 ottobre 1943 ci fu una strage nazista ai danni dei cittadini che eroicamente cercarono di resistere. Ci furono 88 morti più altre vittime mai accertate. Per questo motivo Mattarella ha deciso di celebrare ad Acerra il 77esimo anniversario della Liberazione: “Acerra è stata teatro di una strage terribile di civili innocenti e per molto tempo è stata quasi dimenticata – ha detto applaudito dalla folla che lo ha accolto appena arrivato in città – La storia della nostra libertà è stata scritta anche da loro. La Costituzione è nata dal loro sacrificio”.

Applausi scroscianti per il presidente Sergio Mattarella all’uscita del castello baronale di Acerra (Napoli) dove ha partecipato alla cerimonia per il 77mo Anniversario della Liberazione. Centinaia di persone lo hanno atteso in piazza Soriano con bandierine tricolore riservandogli un’ovazione. Per lui parole di affetto e stima da parte dei cittadini. Nel percorso di uscita, il presidente ha rivolto un saluto ai tanti presenti.

Nel discorso di Mattarella per la Liberazione il pensiero è andato subito all’Ucraina. “Nelle prime ore del 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate russe avevano invaso l’Ucraina, entrando nel suo territorio. Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe. E, pensando a loro, mi sono venute in mente queste parole: “Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor”. Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di Bella ciao”.

“Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei. Avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale, prima che possa tragicamente estendersi. Questo è  il percorso per la pace, per ripristinarla; perchè possa tornare ad essere il cardine della vita d’Europa. Per questo diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente ove sia minacciata o conculcata“.

Poi il ricordo del sacrificio di Acerra e di tutto il meridione d’Italia per la Liberazione. “Rivolgo un saluto al Sindaco di Acerra e, attraverso di lui, a tutti gli acerrani, assicurando che la mia presenza è naturalmente legata all’ importante occasione che ci riunisce ma intende anche manifestare vicinanza alla città e alla qualità della vita in questo territorio e attenzione ai suoi profili sociali e ambientali. È un momento particolarmente ricco di significato celebrare il 25 aprile, la ricorrenza della Liberazione, qui ad Acerra, medaglia d’oro al merito civile, teatro – nell’ottobre del 1943 – di una terribile strage di civili innocenti, per molto tempo quasi dimenticata“. “Onorando i tanti martiri di Acerra, desidero ricordare tutti i combattenti, tutte le vittime delle rappresaglie e gli uomini e le donne coraggiose che – in ogni parte d’Italia – perdettero la vita per opporsi alla barbarie scatenata dalla furia nazifascista. La storia della nostra libertà è stata scritta da loro, la nostra Costituzione democratica è nata dal loro sacrificio”.

È stato delineato “con precisione il quadro storico in cui avvenne la criminale rappresaglia che colpì, a pochi giorni dalle Quattro Giornate di Napoli, questa città del Mezzogiorno. Non fu l’unica, purtroppo, ma la più grave, in termini di vittime, della Campania. Quasi novanta morti, tra cui donne, anziani, bambini. Una strage che seguì a un tentativo di ribellione e che ci aiuta a comprendere maggiormente il ruolo che ebbero anche le popolazioni meridionali nella lotta di Liberazione. In Campania, soprattutto nel territorio a sud del Volturno, nelle grandi conurbazioni, da Napoli a Castellammare ad Acerra a Caserta a Capua, si verificò un alto numero di conflitti armati tra popolazione e soldati tedeschi”.

Documenti e narrazioni orali presentano una realtà che contrasta nettamente con l’immagine attendista che taluno ha superficialmente ritenuto di attribuire al Mezzogiorno: gruppi di giovani combattenti, persone armate di ogni età, difendevano il territorio dalle distruzioni dei guastatori, gli uomini dalle razzie, le donne dalle violenze”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando ad Acerra in occasione del 25 aprile. “I massacri furono un’opera di vendetta e di intimidazione verso la popolazione civile in tutta la zona, risultato della strategia della “terra bruciata” operata dai tedeschi con requisizioni di massa, saccheggi e distruzione del territorio, cui gli abitanti risposero con una diffusa resistenza; in queste aree, che furono teatro di alcuni dei momenti piu’ duri e sanguinosi della campagna d’Italia, dallo sbarco alleato ai nove mesi di battaglia a Cassino. Una resistenza – ha aggiunto il capo dello Stato – che si potrebbe definire ordinaria. Fu una difesa della vita e dei valori quotidiani e comunitari dalla prepotenza di una forza violenta che pretendeva, con crudeltà, di imporre obbedienza totale: in questo senso si possono leggere anche la difesa dei propri prodotti e dei propri animali fatta dai contadini, il rifiuto di consegnare le macchine e le altre risorse, l’aiuto ai soldati sbandati fatto in nome di una solidarietà che, contrapponendosi alle leggi della guerra, esprimeva un sentimento importante di vera e propria resistenza civile alla guerra. Agli occhi dell’esercito nazista la colpa dei cittadini di Acerra era quella di aver provato ad opporsi – con armi rudimentali, con le barricate, con la non collaborazione – al rastrellamento di uomini da mandare nei campi di lavoro, alla caccia agli ebrei, al saccheggio brutale, alla distruzione sistematica di case e di luoghi di lavoro”.

L’otto settembre “non fu la morte della Patria. Ma, al contrario, la riscoperta del suo senso autentico. Quella di una comunità di destino, di donne e di uomini, che condividono il comune senso di pietà, i valori di libertà, giustizia e democrazia, che si proteggono a vicenda, che lavorano per la pace, il benessere e la solidarietà. Un vostro eroico concittadino, nato qui ad Acerra, medaglia d’oro al valore militare, il Colonnello Michele Ferrajolo, di stanza a Mondragone, rifiutò sdegnosamente il 9 settembre 1943 di consegnare le armi ai tedeschi, incitando i suoi soldati alla resistenza. A chi, tra i suoi, gli propose di arrendersi per aver salva la vita, rispose: “Non si vergogna di parlarmi cosi’? Qui è’ in gioco l’onore della Patria”. Fu ucciso da una raffica di mitra. Morì, tra i primissimi, per amore della Patria, che il fascismo aveva tradito e umiliato, imponendo la dittatura, la repressione, la guerra a fianco di Hitler. In quel momento, il più duro e decisivo, la parola Patria riacquistava agli occhi di tanti italiani il suo significato più limpido e autentico”.

“Furono resistenti – ha aggiunto il presidente Mattarella parlando da Acerra – i combattenti delle montagne, le tante staffette partigiane, i militari che, perdendo la vita o subendo la deportazione, rifiutarono di servire sotto la cupa bandiera di Salo’. Furono resistenti, a pieno titolo, le persone che nascosero in casa gli ebrei, o i militari alleati, coloro che sostenevano la rete logistica della Resistenza. Furono resistenti gli operai che entrarono in sciopero al Nord, gli autori di volantini e giornali clandestini, gli intellettuali che non si piegarono, i parroci che rimasero vicini al loro gregge ferito. Le vittime innocenti delle tante stragi che, in quella terribile stagione, insanguinarono il nostro Paese”.

“Nel meridione l’occupazione nazista durò molto meno. L’avanzata alleata risparmiò a quelle popolazioni mesi e mesi di calvario che, con altre stragi, altro sangue, perdurarono invece nel centro nord. Fino al fatidico 25 aprile 1945, che segnò la fine del nazi-fascismo e la riconquista della libertà in Italia. Ma, pur se la resistenza nelle regioni del Sud ebbe una storia più breve, ne va sottolineata l’importanza, in termini di coraggio, valore e sacrificio. Senza dimenticare il contributo offerto alla lotta partigiana al Nord da militari originari di regioni del Mezzogiorno. In questo senso, in tutta Italia, la Resistenza – come lo era stato l’antifascismo di tanti spiriti liberi durante il ventennio – fu un movimento che ebbe un significato unitario, quello della Liberazione dal nazifascismo, assumendo nel contempo forme e motivazioni anche diverse a seconda delle specifiche circostanze temporali e territoriali”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.