Elly Schlein viene attaccata per l’intervista a Vogue. Troppo pop, dicono i critici. Una decina d’anni fa fui attaccato per lo stesso motivo. Ovviamente quelli che dentro il PD allora mi accusarono di personalismo oggi plaudono alla svolta giovanile della segretaria. Ma questa è un’altra storia. Il punto per me è un altro”. Così Matteo Renzi, leader di Italia Viva e dal prossimo 3 maggio direttore editoriale del Riformista, dai suoi social ha difeso la collega Elly Schlein, da giorni presa di mira dopo aver rivelato di avere una consulente d’immagine. E ha detto la sua sull’enorme polemica che ne è scaturita.

Questa la rivelazione di Elly Schlein in un’intervista a Vogue Italia: “Le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo. A volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio”. Tanto è bastato per rendere la leader del Pd bersaglio di critiche, battute, meme, gli sfottò di avversari e i commenti degli odiatori. Ma Renzi non ci sta e pubblicando sui social la copertina di Vanity Fair del novembre 2013, con la sua foto in posa in camicia bianca e cravatta, ha detto la sua: “Trovo assurdo attaccare Schlein per la sua personal shopper o la sua armocromista. Sarò vecchia maniera ma non mi interessa sapere quanto prende la sua consulente di immagine o chi la paga. A me interessa la politica”, ha detto Renzi.

E ha spiegato: “Le differenze con la Schlein non sono sul trench ma sull’utero in affitto, sul termovalorizzatore e sul nucleare, sul concetto di lavoro e sulle tasse, sui sussidi, sul merito nella scuola, sull’Ucraina e sull’esercito europeo, sulla giustizia e sul garantismo. Su questi temi non c’è nessun consulente di immagine che possa aiutarti: contano le idee. Penso che i riformisti possano accettare tutte le scelte cromatiche, gli outfit, le acconciature. Ma dalle idee non si scappa”.

Il leader di Italia Viva ha concluso: “La fuga dal PD non nasce dalle interviste a Vogue ma dalla mancanza di chiarezza sui contenuti. Noi forse non azzecchiamo sempre i colori e talvolta veniamo spettinati in foto. Ma abbiamo le idee chiare sulla politica. E siamo pronti a confrontarci a viso aperto con tutti”. Il numero di Vanity Fair con Matteo Renzi in copertina era del novembre 2013 a ridosso delle primarie dem che lo incoronarono segretario. Come ricorda Repubblica, nel sommario di quella lunga intervista c’era scritto: “Il ‘rampante’ del Pd apre per la prima volta a un giornale la sua casa e risponde alle critiche: ‘Perché un 37enne non può guidare l’Italia?'”. Qualche mese dopo Renzi salì a Palazzo Chigi.

Redazione

Autore