A metterli in fila fanno impressione: sono i guai di Giorgia, per qualcuno i suoi fantasmi inesistenti, problemi di cui dovrebbe sapersi liberare, per altri macigni insormontabili, che dovrebbero indurla a scelte draconiane. Giorgia e i suoi fantasmi. Non che Palazzo Chigi non sia abituato ad ospitare fantasmi, visto che tutti i suoi inquilini ne hanno visti eccome in quei corridoi lunghi e regolari, in quelle stanze damascate. Ma sicuramente quelli che inseguono Giorgia sono molti e lei non ha ancora imparato a gestirli: qualche fallo di reazione di troppo, che abbiamo registrato nei giorni scorsi, ci dimostra che la difficoltà è crescente. Proviamo a metterli in fila uno dopo l’altro, per vedere se e quanto questi fantasmi siano reali – perché a volte eccome se lo sono stati in passato – o siano totalmente immaginari.

La vicenda del coinquilino Delmastro.
Che i due coinquilini Delmastro e Donzelli abbiano fatto qualcosa di grave divulgando, in quella maledetta seduta della Camera di gennaio, il contenuto di una relazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria contenente conversazioni in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito è evidente a tutti, anche a Giorgia. Forse non c’è una dicitura “Segreto” su quei fogli, ma a tutti è chiaro che la condizione di detenuto, anche per reati gravissimi, non rende le sue intercettazioni pubbliche e pubblicabili. Che poi Delmastro, sottosegretario del Ministero da cui dipende il Dap, lo abbia fatto per motivi di polemica politica è semmai un’aggravante. Al Gip di Roma che giovedì ha deciso l’imputazione coatta del Sottosegretario, contro quindi il parere del Pubblico Ministero – come dovrebbe accadere più spesso in una giustizia ideale, in cui le funzioni delle due carriere si esercitano anche in modo non armonico -, Chigi ha pensato di rispondere con una inusitata rabbiosità, del tutto fuori stile per la comunicazione ufficiale del Governo. Facendo riferimento anche all’altra vicenda che sta interessando il governo, quello della Ministra Santanché, la nota firmata “fonti di Chigi” si domanda “se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”. Fantasmi, appunto. Perché se nel caso della Ministra è evidente che ci sia stata l’ennesima e inopportuna fuga di notizie sulla sua iscrizione nel registro degli indagati, la decisione del Gip su Delmastro era scontato che venisse resa pubblica: lo è nel momento in cui viene emessa la decisione, che questa ci piaccia o no.

 

La Rimborsopoli.
Augusta Montaruli, deputata, fedelissima di Giorgia, si è dimessa a febbraio da sottosegretaria all’Istruzione dopo la condanna della Cassazione a un anno e 6 mesi nel processo sulla rimborsopoli piemontese, una vicenda che investì la legislatura regionale 2010-2014. “Ho deciso di dimettermi dall’incarico di Governo per difendere le istituzioni certa della mia innocenza”, ha dichiarato annunciando le sue dimissioni arrivate dopo le richieste pressanti da parte delle opposizioni, quando ancora la scia delle polemiche sui due coinquilini non si erano sopite. Anche qui Giorgia si è sentita sotto assedio, ma non ha potuto far nulla a fronte di una sentenza di condanna definitiva, tanto più che aveva tenuto la barra ferma (fin troppo, anche per alcuni colleghi di maggioranza) su Delmastro e Donzelli.

Tengo famiglia.
A seguire, l’assedio al fortino nel quale Giorgia si è asserragliata è proseguito con l’inchiesta sulla famiglia della Premier e sulla veridicità delle sue dichiarazioni nel libro autobiografico da lei pubblicato. Nulla di illecito, nulla di penalmente rilevante, nulla di così enormemente grave peraltro. Ma l’assedio è durato più giorni ed ha occupato le prime pagine di molti giornali, specie di quelli che non eccellono per garantismo. Si è scavato nella sua vita, nelle sue memorie, nel travagliato rapporto col padre. Un po’ troppo? Quasi sicuramente sì, nonostante parliamo di uno dei principali attori della scena politica italiana. Tutto questo ha pesato molto sulla tranquillità di Giorgia, facendo crescere la percezione di un vero e proprio assedio al suo fortino.

Santanché o Santadeché?
Che la Ministra sia indagata da mesi pare ormai una certezza. Che lei non abbia ricevuto alcuna comunicazione al riguardo è altrettanto certo. Che sia l’ennesima vicenda italica in cui un esponente politico riceve dalla stampa la comunicazione di un avviso di garanzia è agli atti. Che l’indagine sia per falso in bilancio e che quindi poco abbia a che fare con il suo ruolo da Ministra della Repubblica, questo è un altro dato di fatto. Che ci siano stati comportamenti inopportuni con l’etica politica, è possibile, per tanti sarà pure probabile, ma è materia di contesa politica e oggetto di valutazione da parte della Ministra stessa e della Presidente del Consiglio, giacché la Costituzione repubblicana non è giacobina e i costituenti non hanno previsto un Tribunale della Verità. E’ infine indubbio che, qualora si desse per assodato che le dimissioni devono necessariamente seguire l’avviso di garanzia, si darebbe nelle mani del magistrato che fa filtrare la notizia e del giornalista che la pubblica una sorta di potere di veto su qualunque politico. Ed è proprio su questo punto che Giorgia ha visto l’ennesimo fantasma – che forse così fantasma non è, visto che in casi come questi la forma diventa sostanza – ed ha reagito con quel comunicato di Palazzo Chigi decisamente fuori dagli schemi.

Last but not least.
In ultimo, questa brutta, delicatissima vicenda di presunta violenza sessuale che riguarda il figlio di Ignazio, uno dei principali sparring partner della Premier, attuale Presidente del Senato. Una vicenda sulla quale, per le modalità con cui si è svolta e per la sensibilità delle parti coinvolte, in un paese civile il silenzio sarebbe d’obbligo, almeno fino al primo provvedimento del giudice, se non alla sentenza. Di tutti, nessuno escluso. Lo stesso silenzio che peraltro ci fu per la vicenda per certi versi simile che coinvolse il figlio del guru del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo il cui processo va avanti con mille ostacoli e mille ritardi. Anche in questo caso siamo sicuri che il senso di assedio di Giorgia sarà alle stelle.

Giorgia e i fantasmi che la inseguono su e giù per le scale di Chigi.

Una cosa è certa: quando ha varcato il portone di Palazzo Chigi per la prima volta sapeva che da quel momento in poi la sua vita sarebbe cambiata, e non necessariamente in meglio. Un’altra cosa però è altrettanto certa, sicuramente a noi, non sappiamo se pure a lei: Giorgia ed i suoi sodali, sempre pronti quando erano opposizione a chiedere le dimissioni anche solo per un battito di ciglia di un giudice, oggi si sono trasformati in straordinari garantisti. Il che di per sé sarebbe un bene: ma a noi piacerebbe vederli sì garantisti, non a targhe alterne.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva