Congelato l'accordo con Rama
Meloni e la sindrome della clessidra: il flop della premier sul patto migranti fa sorridere Salvini
Arriva a ciel sereno la bocciatura della Corte Costituzionale di Tirana. La premier voleva giocarsi la carta in vista delle elezioni europee
![Foto Roberto Monaldo / LaPresse
06-11-2023 Roma
Politica
Palazzo Chigi – Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra il Primo Ministro della Repubblica d’Albania Edi Rama
Nella foto Edi Rama e Giorgia Meloni durante la firma del protocollo d’intesa sui centri di gestione migranti
06-11-2023 Rome (Italy)
Politica
Chigi palace – Prime Minister Giorgia Meloni meets the Prime Minister of the Republic of Albania Edi Rama
In the pic Edi Rama and Giorgia Meloni during the signing of the memorandum of understanding on migrant management centres Foto Roberto Monaldo / LaPresse
06-11-2023 Roma
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Palazzo Chigi – Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra il Primo Ministro della Repubblica d’Albania Edi Rama
Nella foto Edi Rama e Giorgia Meloni durante la firma del protocollo d’intesa sui centri di gestione migranti
06-11-2023 Rome (Italy)
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Chigi palace – Prime Minister Giorgia Meloni meets the Prime Minister of the Republic of Albania Edi Rama
In the pic Edi Rama and Giorgia Meloni during the signing of the memorandum of understanding on migrant management centres](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2023/11/21570463_large-900x600.jpg)
Una storia nata male, che sta proseguendo peggio. Si potrebbe sintetizzare così il percorso dell’accordo tra Italia e Albania sui migranti. Un patto sottoscritto a novembre a Roma dal primo ministro albanese Edi Rama e dalla premier Giorgia Meloni. Il tutto presentato in pompa magna dai due leader. Ma, come dicevamo, già prima della bocciatura della Corte Costituzionale di Tirana, le premesse politiche della svolta non erano le migliori. Dal punto di vista interno, innanzitutto. Infatti l’accordo è stato calato dall’alto da Palazzo Chigi, con il coinvolgimento marginale del Viminale di Matteo Piantedosi e i mugugni degli alleati leghisti. Primo tra tutti Matteo Salvini, che ha interpretato la fuga in avanti di Meloni sull’immigrazione come un tentativo di depotenziare l’attrattività elettorale del Carroccio in vista delle europee dell’anno prossimo.
Proprio per questo motivo, la decisione dei giudici costituzionali del Paese delle Aquile arriva a Roma come un fulmine a ciel sereno. La verità è che a Palazzo Chigi in pochi si aspettavano la sospensione dell’accordo. Una scelta maturata dalla Corte dell’Albania dopo i ricorsi di alcuni parlamentari dell’opposizione a Edi Rama. Fatalmente, i primi ad opporsi al patto sui migranti, a Tirana sono gli esponenti del centrodestra, minoranza al governo del primo ministro socialista, grande amico di Meloni. “La Corte ha preso tempo, ma l’accordo passerà, nel frattempo pensiamo agli altri provvedimenti da approvare”, si schermiscono da Fratelli d’Italia. Ma è innegabile che lo stop dei giudici albanesi rappresenta un importante incidente di percorso per Meloni nell’ottica del voto del 2024 per il rinnovo dell’Europarlamento di Bruxelles.
La premier, infatti, voleva giocarsi la carta dei migranti dirottati in Albania in tempo utile per quando sarebbe entrata nel vivo la campagna elettorale per le europee. I dati record degli sbarchi della scorsa estate hanno pesato non poco sull’immagine di Meloni e del suo partito, con tanto di fuoco amico subito partito dalla Lega. L’avvio a pieno regime delle strutture di accoglienza gestite dall’Italia in territorio albanese avrebbe rappresentato un segnale di vitalità politica, indirizzato agli avversari come agli alleati riottosi. Solo che dopo lo stop della Corte, a Palazzo Chigi, nonostante la tranquillità ostentata, è scattata la sindrome della clessidra. Una corsa contro il tempo per far sì che l’accordo entri in vigore alle soglie della primavera, in concomitanza con il probabile aumento delle partenze dall’Africa, dovuto al miglioramento climatico.
Meloni, dunque, sfoglia la margherita della road map dei costituzionalisti del Paese delle Aquile, ben sapendo che ogni dichiarazione pubblica potrebbe essere interpretata come un’ingerenza negli affari di un altro Stato. Non resta che aspettare, quindi. Il prossimo appuntamento è fissato per la mattinata del 18 gennaio, quando i giudici si riuniranno di nuovo. Una decisione, però, non potrà arrivare prima della fine di febbraio. Anche se la Corte, in punta di diritto, ha tempo per pronunciarsi sul “protocollo” italo-albanese fino al 6 dicembre dell’anno prossimo. Un’eventualità piuttosto remota, quest’ultima. Ma anche un verdetto diffuso alla fine di febbraio rischia di complicare la campagna elettorale di Meloni. Sempre se dalla Corte Costituzionale, e poi dal Parlamento albanese, arriverà un via libera alla creazione delle due strutture per migranti in Albania, gestite dall’Italia e tutte a spese di Roma. Costi che, secondo la Ragioneria dello Stato, potrebbero aggirarsi intorno ai 300 milioni di euro.
Intanto, come naturale conseguenza del congelamento dell’accordo da parte dei giudici, il Parlamento albanese ha rimosso la questione dall’ordine del giorno dei lavori. Secondo il deputato di opposizione Gazmend Bardhi è necessario “un giudizio imparziale e indipendente su questo accordo che va contro molti articoli della Costituzione del Paese e molti accordi internazionali”. Non è sorpreso dallo stop Christopher Hein, professore di Diritto e politiche di migrazione e asilo all’università Luiss di Roma. Secondo il docente le procedure dell’intesa “sembrano assolutamente impraticabili”. E ancora: “L’accordo desta grandi perplessità giuridiche, innanzitutto dal punto di vista della normativa italiana e dell’Unione europea”. E però il ministro degli Esteri Antonio Tajani afferma: “Non sono preoccupato”. Ma ieri sono arrivate riserve sugli accordi italiani con Tunisi e Tirana anche dall’organismo per i diritti umani del Consiglio d’Europa.
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