Le parole a volte sono pietre. E quelle rilasciate da Santiago Abascal, il leader di Vox, il partito di destra spagnolo, al quotidiano argentino Clarín che lo intervistava in occasione della sua visita a Buenos Aires per la proclamazione del nuovo presidente Javier Milei, sono macigni: “Pedro Sánchez – ha dichiarato Abascal – non è il politico furbo e scaltro che molti credono. È un politico che, non avendo scrupoli, ha un vantaggio competitivo sui politici onesti. […] Io ho dei principi. Non posso venderli. Sánchez non ne ha. […] Arriverà il momento in cui il popolo vorrà appenderlo per i piedi”. Una fine simile a quella di Benito Mussolini, insomma, come è subito stato fatto notare anche in Spagna.

Le parole di Abascal, l’alleato e l’amico – va ricordato – di Giorgia Meloni a Bruxelles, hanno subito fatto indignare il mondo politico spagnolo, specie da parte dei socialisti e dei membri del nuovo governo di sinistra guidato da Sánchez. E il secondo obiettivo delle polemiche politiche, oltre ovviamente allo stesso Abascal, sono stati il Partito Popolare ed il suo leader Núñez Feijóo. “Ogni episodio di odio è preceduto da un discorso che legittima la violenza. Vox ha oltrepassato la linea rossa molto tempo fa. Qualcosa da dire, Núñez Feijóo e Partito Popolare?”, ha scritto tra i tanti il ministro della Giustizia e della Presidenza, Félix Bolaños. Sotto accusa, da parte della sinistra, ovviamente i numerosi accordi di governo nelle regioni e nei comuni che il Partito Popolare ha stretto con Vox, scegliendo una strada diversa da quella della CDU tedesca, che ha invece preferito – fino ad oggi – isolare l’ultradestra di AfD, anche nelle alleanze territoriali.

La condanna del partito popolare è arrivata anche se con un po’ di ritardo. Durante un’intervista ieri mattina a Telecinco, Feijóo ha risposto ad Abascal, senza smettere però neppure di attaccare il presidente del governo socialista: “Abbiamo condannato queste parole subito dopo averle sentite e colgo l’occasione per farlo di nuovo. Vanno nella stessa direzione del presidente Sánchez di costruire dei muri in Spagna, ‘un muro delle due Spagne’, e, quindi, non solo sono condannabili, ma non abbiamo nulla a che fare con questo tipo di dichiarazioni, le deploriamo profondamente”.

Lo stesso Sánchez nella giornata di ieri, presentando il suo nuovo libro “Terraferma”, ha a sua volta condannato le parole di Abascal, come frasi di straordinaria gravità. Intanto, a Madrid da oggi si parlerà d’altro: comincia infatti stamani il dibattito in Parlamento sulla molto discussa legge dell’amnistia, che condona tutti i reati non gravi compiuti dai secessionisti catalani nel 2017 e da coloro che, in quell’occasione, avevano eseguiti gli ordini del governo centrale.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva