Lo scenario
Il patto siglato tra Sanchez e Diaz. La Spagna verso un governo progressista
Ieri il segretario del Partito Socialista ha ribadito che oggetto della trattativa non potrà essere certamente un nuovo referendum sull’indipendenza della Catalogna, ma sul resto le porte restano aperte

Il patto è fatto. Certo, è il più semplice tra tutti, ma intanto l’accordo suggellato ieri tra il segretario del Partito Socialista Pedro Sánchez e la leader della sinistra-sinistra di Sumar Yolanda Díaz è il primo, importante passo per permettere al gatto dalle sette vite di tornare alla Moncloa, il Palazzo Chigi spagnolo. I due ieri, nella loro prima riunione dopo l’incarico a Sánchez da parte del Re, hanno concordato di “intensificare e accelerare” i negoziati tra le due forze per sigillare un patto durante il mese di ottobre che permetta di formare un nuovo esecutivo progressista.
Sánchez si incontrerà con tutti i gruppi politici tranne la destra radicale di Vox e poi una commissione del PSOE che è stata incaricata nella giornata di ieri continuerà la trattativa con quelli disponibili fino a un accordo. Inoltre il segretario generale del PSOE sarà “in coordinamento permanente” con Salvador Illa, leader degli indipendentisti catalani, per le questioni relative alla Catalogna.
La rilevanza che Sánchez dà alla relazione con Illa è tale che i due si incontreranno questo mercoledì pomeriggio nella sede del PSOE a Madrid. Perché lì sta il problema dei problemi: la questione catalana. Ieri Sánchez ha ribadito che oggetto della trattativa non potrà essere certamente un nuovo referendum sull’indipendenza della Catalogna, ma sul resto le porte sono aperte: la parola “amnistia” – richiesta delle richieste dei catalani – l’altro ieri nel discorso post-investitura di Sánchez non è stata pronunciata, ma il ripetuto accenno al “far politica con generosità” è stato letto da tutti come una apertura alle loro richieste.
Certo, quello che verrà formato sarà un governo molto di sinistra, sulla scia di quello precedente se non più radicale. Con grande gioia dei popolari, che sicuramente proveranno nei mesi prossimi a occupare un centro che in Spagna è sempre meno rappresentato.
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