L'intervento della premier al Senato
Meloni, pezza a colori su Draghi e accuse ai 5 Stelle: “Ecco il Mes firmato da Di Maio dopo le dimissioni del governo Conte”

La pezza dopo l’attacco di ieri all’ex premier Mario Draghi. “Quello che dicevo ieri riguardo alla foto, lungi dall’essere un attacco a Mario Draghi come è stato letto: tutti sanno cosa penso della fermezza che Draghi ha avuto sulla questione ucraina con una maggioranza che era molto difficile da gestire da questo punto di vista”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica in Senato sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Meloni prova a chiarire senza, tuttavia, convincere appieno. “Quello che io cercavo di spiegare proprio perché ho rispetto di quella fermezza, secondo me non si risolve il lavoro che è stato fatto, la fermezza che è stata dimostrata, nella foto sul treno con i francesi e con i tedeschi”.
Meloni, replicando in particolare alla senatrice Pd Simona Malpezzi, ha aggiunto: “Quel treno l’ho preso anche io, io sono salita sullo stesso treno per andare a Kiev quindi si figuri se non capisco il valore che questo ha, però lo dicevo per raccontare che dal mio punto di vista e l’impressione che ho avuto stando un anno in Consiglio europeo è che c’è stata una Italia in passato che ha ritenuto che tutto il suo ruolo dovesse essere quello di aspettare a vedere cosa facessero Francia e Germania e accodarsi sperando di entrare dentro una foto, io non credo che questa sia la politica estera ma questo non vuole dire non avere buoni rapporti e non abbia le mie foto”. Parole, quest’ultime, smontate dall’intervento successivo di Matteo Renzi, leader di Italia Vita.
Nel suo intervento a Palazzo Madama, Meloni affronta anche la questione relativa al patto di stabilità: “Vediamo qualche spiraglio”, si sta portando avanti “una trattativa complessa, le posizioni di partenza sono distanti e penso che la posizione italiana si debba decidere alla fine. La posizione che è più distante da noi è quella della Germania, non dell’Ungheria. Ma è legittima”. Poi attacchi a testa bassa al Movimento 5 Stelle, dall’ex delfino Luigi Di Maio, che nella sua decennale esperienza politica ha ricoperto ruoli prestigiosi, e all’attuale leader grillino Giuseppe Conte. “Il governo Conte alla chetichella ha dato l’assenso al Mes” ha dichiarato la premier mostrando alle opposizioni il fax inviato all’allora rappresentante Massari da Luigi Di Maio in cui lo autorizzava a siglare il Mes. E questo, ha aggiunto Meloni è successo “il giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era in carica solo per gli affari correnti. Capisco la vostra difficoltà e il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce. Questo foglio dimostra la scarsa serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo”.
A Conte ricorda che “noi non stiamo trasferendo armi a Israele. Oppure vi riferite alle armi che il Governo Conte ha venduto ad Israele, visto che il governo Conte è stato quello che ha venduto più armi di tutti a Israele”. Infine, rivolgendosi in generale alla opposizioni, ribadisce: “Io farò sempre la mia parte per ricordare le politiche disastrose” di governi “precedenti che noi siamo chiamati a riparare. L’austerità? Non so cosa intenda, noi abbiamo smesso di buttare i soldi degli italiani dalla finestra” con spese come quelle per “superbonus” e “banchi a rotelle. Non è austerità ma serietà” ed è il motivo “per cui gli italiani hanno chiesto a noi di governare e a voi di fare un passo indietro”.
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