La ripartenza
Merz ha fretta: la Germania deve uscire dal vicolo cieco. Le due sfide della Große Koalition

Le elezioni passano, i problemi restano. Non sarà una passeggiata per il cancelliere in pectore Friedrich Merz formare un nuovo governo. Tuttavia, il voto tedesco resta il migliore dei peggiori possibili. Il successo (annunciato) di Afd non consentirà a Alice Weidel di varcare il portone della Bundeskanzleramt. Insieme al flop del partito filoputiniano, no vax e xenofobo di Sahra Wagenkneckt (“punto di riferimento fortissimo” di Giuseppe Conte), rappresenta una buona notizia per l’UE. Peraltro, si pone in controtendenza con la filosofia della cricca di mercanti oggi al potere a Washington, secondo la quale né l’Europa, né l’amministrazione Biden, né gli ucraini avevano alcuna possibilità di vittoria. Una tesi fondata su un trucco verbale, che sbeffeggia chi chiedeva – e chiede – soltanto di difendere gli aggrediti, di non celebrare la legge della giungla spacciata per realpolitik.
La potenza nuovamente claudicante
Ma torniamo a Berlino. All’inizio di questo secolo, la Germania sembrava non riprendersi dallo shock della riunificazione. Dopo una radicale riforma del welfare e una gigantesca riconversione produttiva realizzate dai governi di Angela Merkel, diventò la potenza trainante del Vecchio continente. Forse anche al “culto dell’accoglienza” e dell’appeseament con Mosca in campo energetico della “ragazzina” (“das Mächden”), come l’aveva soprannominata Helmuth Kohl, oggi è nuovamente claudicante. Sono infatti due i principali problemi che la prossima “grande coalizione” sarà chiamata ad affrontare: l’ostilità verso una politica migratoria giudicata troppo generosa e una recessione economica che ha spaccato il paese, consegnando le sue regioni orientali alle forze della destra estrema (e della sinistra rossobruna). Merz, che è stato un oppositore intransigente di Merkel nella Cdu, non sembra prediligere il suo celebre motto “un passo alla volta”. Un motto che esprime un tratto distintivo del carattere tedesco: refrattario alle decisioni impulsive ma aperto all’innovazione.
L’imperatore Guglielmo II (1859-1941), convinto sostenitore del militarismo e della tradizione monarchica prussiana, aveva accolto con diffidenza i primi veicoli con motore a scoppio realizzati sul finire dell’Ottocento da Karl Benz e Gottlieb Daimler. Successivamente favorì la nascita di quella che sarebbe diventata una formidabile industria automobilistica. Insomma, per la cultura teutonica ogni innovazione deve essere preparata con cura e adottata con ponderazione.
Uscire dal vicolo cieco
Merz, invece, ha dichiarato che non è più il tempo della pazienza, ma delle decisioni rapide e coraggiose. Ha insomma fretta di far uscire la Germania da un vicolo cieco. Già, ma come? Le sue posizioni sull’Ucraina sono rassicuranti. Ma accetterà di stipulare un patto con la Spd tramortita di Olaf Scholz, che qualcuno ha definito una specie di “Bersani tedesco”, in grado di salvaguardare i pilastri di quel welfare state che in Germania è nato prima (con Bismarck e Lassalle) e si è sviluppato poi – nella Repubblica di Weimar con il “Sozialer Rechsstaat”, lo Stato sociale di diritto -indipendentemente dalle teorie di Keynes e di Beveridge? Chi vivrà, vedrà.
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