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Merz, un cancellierato di emergenza: energia, infrastrutture e industria pesante. Il piano per una Germania ancora leader

Energia, infrastrutture, industria pesante. Sono queste le sfide economiche che attendono il futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz. Risolvendole, il leader conservatore porterà a casa un risultato che permetterà alla Germania di riprendersi la leadership economica in Europa, ma anche di arginare le derive populiste – brune e rosso-brune – che fanno tanta paura. “Non importa di che colore è il gatto, l’importante è che sappia prendere i topi”. Gli imprenditori tedeschi potrebbero scomodare Deng Xiao Ping nello spingere la vittoriosa Cdu-Csu a chiudere qualunque tipo di accordo sia necessario affinché la loro locomotiva torni a macinare chilometri.
Il problema dell’energia
Questo significa partire dall’energia. Troppo cara e troppo legata a un’unica fonte. La guerra in Ucraina ha dimostrato che non esiste solo il gas russo. Tuttavia, i flussi di quello norvegese, insieme al Gnl americano non bastano per soddisfare le ambizioni tedesche di fare della Germania l’hub di transito per il gas europeo. I rigassificatori di Wilhelmshaven, Stade e Lubmin non sono ancora utilizzati a pieno regime. A causa della bassa domanda di energia proprio da parte dell’industria. Anche l’eolico è in affanno. Secondo i dati del centro di ricerca Ember, la produzione si è ridotta del 3% nel 2024 rispetto al 2023. Nonostante l’aumento della capacità di generazione installata. Questo vuol dire che gli impianti ci sono, ma il vento è diminuito. Infine, il nucleare. Spente quasi due anni fa le ultime tre centrali ancora operative (Isar 2, Emsland e Neckarwestheim 2), si calcola che per una loro riattivazione – comprensivo di ripristino e aggiornamento delle infrastrutture, nuove competenze tecniche e aggiornamento della normativa – saranno necessari non meno di 15 anni.
Puntare sugli export non funziona più
Un quadro non meno preoccupante è quello delle infrastrutture. Tra penuria di manutenzione (le autostrade) e rete sovraccarica (le ferrovie), il sistema trasportistico tedesco richiede un intervento di oltre 100 miliardi di euro da qui al 2028. Dei nove corridoi della Trans-European Transport Network (Ten-T), fondamentali per il trasporto multimodale in Europa, ben quattro attraversano il suolo tedesco. Il problema delle infrastrutture in Germania è continentale. Come del resto il rilancio della sua industria pesante. Acciaio, automotive e chimica sono la colonna vertebrale dell’economia europa. L’Italia lo sa bene. Per noi il mercato tedesco resta il primo per export. Soprattutto per quanto riguarda i macchinari industriali. D’altra parte, in questi ultimi mesi, Tyssenkrupp, Bosch e Volkswagen si sono guadagnate gli onori delle cronache più per i tagli di personale che per nuovi progetti di rilancio. È segno che il modello industriale tedesco ha fatto il suo tempo. Puntare sull’export di prodotti che in casa sono soltanto assemblati – mentre i semilavorati sono fatti in Cina – e con l’energia a basso costo non funziona più. E andrà avanti anche peggio se Trump decide di mettere i dazi. Secondo la Bundesbank, le barriere tariffarie andrebbero a pesare dell’1,5% sul Pil tedesco già da 2027.
Un cancellierato di emergenza
Da questa prospettiva, quello di Friedrich Merz si preannuncia come un cancellierato di emergenza. Prima che il problema passi nelle mani di chi tende a governare con la pancia anziché con la testa, il leader conservatore dovrà essere pragmatico. Sul green deal non potrà permettersi di fare inversione a U. Al contrario, il futuro dell’auto elettrica e la transizione digitale – quindi l’installazione di gigafactory – in Europa restano targate tedesche. Gli investimenti già in essere sono di circa 160 miliardi. Sarà compito di Berlino far capire alle imprese che è il mercato il vero trend setter e non le loro difficoltà di adeguamento. Nelle fabbriche poi, si dovrà compiere un ulteriore sforzo di aggiornamento professionale, con conseguente aggiustamento dei salari.
Al tecnico di Monaco, Stoccarda e Francoforte, altamente qualificato e con una solida busta paga (70-80 mila euro l’anno), dovrà affiancarsi un capocantiere della Sassonia-Anhalt, che oggi porta a casa uno stipendio dimezzato, ma che domani potrà guardare a testa alta il suo connazionale dell’Ovest. È da i tempi di Bismark che i cancellieri conservatori hanno successo portando avanti processi di innovazione graduale. Efficaci ma senza strappi. Finalizzati a creare un nuovo ceto medio che non ha alcuna intenzione di rinunciare al sopraggiunto benessere. Una responsabilità non da poco per Merz.
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