Di acqua ne è passata sotto i ponti per Manlio Di Stefano. Il sottosegretario agli Esteri, fedelissimo del ministro Luigi Di Maio, è passato col titolare della Farnesina in ‘Insieme per il futuro’ abbandonando la barca in difficoltà del Movimento 5 Stelle.

Di Stefano segue così la svolta euroatlantica e moderata di Giggino, in rotta con Giuseppe Conte, accusato di aver messo a rischio la tenuta del governo Draghi con posizioni ambigue su Ucraina e Russia.

Ma se sulle prossime mosse di ‘Insieme per il futuro’ restano tanti dubbi, a partire dalla possibilità di unirsi in un terzo polo centrista e draghiano, il passato del sottosegretario della Farnesina è invece chiarissimo.

Cambiare idea in politica non è un reato, eppure la svolta di Manlio Di Stefano resta un caso a suo modo impressionante, anche perché ad oggi la giravolta non è stata spiegata dal diretto interessato. Basta tornare a pochi anni fa, siamo nel gennaio 2017, per leggere le parole dell’allora capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Esteri attaccare a testa bassa la Nato sul blog di Beppe Grillo.

Nell’articolo del 12 gennaio Di Stefano chiedeva di ridiscutere la presenza dell’Italia nella Nato, una tesi che per Di Maio oggi sarebbe una bestemmia. Alleanza atlantica che per Di Stefano all’epoca stava “giocando con le nostre vite”, evocando una “immonda strategia della tensione” nei confronti della Russia di Vladimir Putin.

Quella della Nato era una vera ossessione per Di Stefano. Nel 2017 il responsabile esteri dei 5 Stelle organizzava anche un convegno dal titolo “Se non fosse Nato”, dove anche in questo caso di parlava di uscita del Belpaese dall’Alleanza, definita “strumento di aggressione per il perseguimento di tre obiettivi strategici degli Stati Uniti: mantenere il dominio militare in Europa, controllare qualsiasi possibile rinascita della Russia e avere ‘il cappello’ da utilizzare per tutti gli interventi bellici in cui si è voluto ‘esportare la democrazia’ e i diritti umani”.

Lo Zar del Cremlino è un secondo punto chiave della politica estera di Di Stefano. Fu proprio lui nel 2016 a volare a Mosca per rappresentare il Movimento 5 Stelle al congresso di Russia Unita, il partito di Putin, facendosi fotografare anche con due big del movimento come Robert Shlegel e Sergey Zheleznyak.

Vicinanza al Cremlino dimostrata anche in occasione dell’invasione russa della Crimea: nel 2014 Di Stefano si era detto contrario alle sanzioni, parlando all’agenzia stampa Sputnik. Ucraina che, sempre sul blog di Grillo, diventata una Paese “violato con un vero e proprio colpo di stato ad opera dell’Occidente, poi si è rimpiazzata la sua amministrazione con una vicina agli Usa e, adesso, la si vuole trasformare in una base Nato per lanciare l’attacco finale alla Russia.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia