Dodici volte nelle prigioni israeliane, al quinto sciopero della fame. L’ultimo però è stato decisivo, in chiave negativa, per la sua salute già precaria: Khader Adnan, tra i leader della Jihad islamica palestinese nel nord della Cisgiordania, è morto in un carcere israeliano dopo aver rifiutato il cibo per 86 giorni.

Khader Adnan era stato arrestato e trasportato in carcere l’ultima volta lo scorso febbraio nel corso di un’operazione dell’esercito israeliano in Cisgiordania, con l’accusa di sostegno a un’organizzazione terroristica. Il 44enne godeva di grande popolarità proprio per la sua fedeltà alla causa palestinese, invitando alla lotta armata contro lo Stato di Israele: la sua protesta in carcere era invece dovuta alla contrarietà alla cosiddetta “detenzione amministrativa”: si tratta di uno strumento che consente allo Shin Bet, i servizi segreti israeliani, di prolungare l’arresto di sei mesi in sei mesi senza dover presentare le accuse e senza che i detenuti possano incontrare gli avvocati.

Al momento ci sono oltre mille persone in “detenzione amministrativa” in Israele: è il numero più alto da vent’anni e nulla fa presagire che la situazione possa cambiare a breve, nonostante le critiche ricevute dalla comunità internazionale. Il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, tra i leader dell’estrema destra israeliana, ha recentemente promesso tra le altre cose una gestione ancora più rigida dei prigionieri palestinesi.

Per 86 giorni Khader Adnan ha quindi rifiutato il cibo, fino a quando i secondi della prigione in cui era recluso lo hanno trovato svenuto nella sua cella: i medici non sono riusciti a rianimarlo e ne è stata dichiarata la morte in un vicino ospedale.

Decesso che ha alzato un polverone di polemiche. Le associazioni palestinesi accusano le autorità israeliane di aver negato il trasferimento di Adnan in un ospedale fuori dal carcere quando le condizioni di salute del 44enne si erano fatte già estremamente complicate.

Ma reazioni di ben altro tipo sono arrivate anche dalla striscia di Gaza: tre razzi sono stati sparati all’alba dal territorio palestinese governato da Hamas, precipitando in zone non abitante di Israele nel Negev. In precedenza erano state attivate sirene di allarme nel kibbutz Saad, nel Negev. Da Gaza la Jihad islamica ha già accusato Israele di essere responsabile della morte in carcere di Adnan. “Questo crimine – ha avvertito in un comunicato – non passerà senza una reazione“.

Durissima anche la reazione del premier palestinese Muhammed Shtayeh che, citato dall’agenzia di stampa Wafa, ha accusato Israele di aver compiuto “un assassinio deliberato” e di essersi macchiato di negligenze mediche. Il ministero degli Esteri palestinese ha invocato la costituzione di una commissione internazionale di indagine sulle circostanze della morte. Ha anche anticipato che sottoporrà la questione alla Corte penale internazionale. Intanto, in diverse località della Cisgiordania sono stati annunciati scioperi di protesta.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia