Se stai sui carboni ardenti forse il caldo non lo devi sfidare. E invece nella giornata che fa segnare il picco di calore più alto nella Capitale, quella di oggi, l’improvvido Giuseppe Conte è andato a fissare sul calendario del 5S il giorno della sua grande adunata. Oggi alle 14 si riuniscono in piazza della Repubblica gli ultimi attivisti contiani – gli irriducibili del Movimento – per il corteo di Basta Vite Precarie.

La piattaforma esala fumo, e non è quello dell’asfalto torrido su cui marceranno: “Sanità, costo della vita, mutui, precarietà, salario minimo, guerra. È ora di scendere in piazza”, scrive Conte. Fare un corteo per un minestrone di argomenti indistinti, dalla malasanità alla guerra (che il M5S risolverebbe disarmando chi non si piega a Putin) è un esercizio gratuito che serve solo alla conta interna. Grillo ci sarà, facendosi vedere solo al termine della manifestazione.

E ci sarà Chiara Appendino, che proprio ieri la Cassazione ha scagionato dalle accuse di falso in bilancio – l’inchiesta era la Ream, dopo l’appello del Procuratore generale di Torino – mettendola adesso in condizione di correre per i vertici del Movimento. Da Campo Marzio, sede nazionale pentastellata, nessuna conferma dei sospetti che vorrebbero Grillo in posizione di grande promotore di Appendino. Si spiffera però che una riforma statutaria per l’affiancamento di una donna a ciascun uomo potrebbe vederla favorita come ombra influente del Capo politico. Ma oggi c’è sole pieno a Roma, altro che ombra.

La piazza sarà piena, mezza piena, semivuota? Conte si gioca tutto. Beppe Grillo lo mette alla prova, lo aspetta sotto alle finestre dell’hotel Forum. I partecipanti devono essere tanti: l’asticella è fissata a 50.000 persone. Sotto non si può andare. Quanti saranno i romani? L’organizzazione ieri era in febbrile attività, con centinaia di gruppi mobilitati e perfino Virginia Raggi che si è messa al telefono per salvare le apparenze nella città del suo flop amministrativo. Da Napoli le notizie non sono buone: solo mille saranno i partecipanti dalla Campania, la regione su cui Conte punta di più. Le sigle che gli organizzatori affastellano sembrano più fumo negli occhi che sostanza vera: Arci, Acli, Libera. Dicono. Poi quando chiediamo agli uffici stampa delle varie sigle, cadono tutti dalle nuvole. Ma Grillo incita alla lotta, i parlamentari sono pregati, uno a uno, di mandare ai loro simpatizzanti ed elettori le coordinate per contribuire alla riuscita dell’evento. Proponendosi anche di fare le barricate sulla riforma della giustizia, come leva ulteriore per motivare la base grillina.

“La riforma della Giustizia firmata dal ministro Nordio e approvata ieri dal governo Meloni”, recita una nota del Movimento, “È tutt’altro che una buona notizia per il nostro Paese, un pericoloso passo indietro sul fronte del contrasto al malaffare nella Pubblica amministrazione”. Dalla commissione Bilancio della Camera il deputato Leonardo Donno promette battaglia “In Parlamento e in piazza”. E dagli con la piazza.

Il Pd non ci sarà, divieto assoluto: questa la decisione della vigilia. Ma la tentazione serpeggia, difatti nella mattinata di sabato 17 giugno arriva la conferma della presenza di Schlein. Landini ci sarà, e con lui Conte prova a dare una zampata alla sinistra più radical chic che radicale e basta. Si alambiccano tentativi di unità a sinistra, ma i parlamentari dem che proviamo a sentire si scherniscono. “Neanche per idea”, la versione ufficiale. Brando Benifei che si occupa di precariato per il Pd tiene a dirci che sarà a La Spezia, oggi, dove partecipa al Pride. Dalla Cisl precisano: “Non abbiamo rapporti né con il M5S né con Conte. Anzi sul salario minimo per legge la pensiamo in modo contrario”.

Anche la Ronzulli ha una buona parola per l’Avvocato del popolo. ‘’Non sono stata dispiaciuta per l’assenza di Conte ai funerali del Presidente Berlusconi, piuttosto dovrebbe essere lui a dispiacersi. Un leader non può farsi ricattare dal proprio elettorato. Scegliere di non partecipare a una funzione religiosa per la paura di essere criticato significa non distinguere il doveroso rispetto per la morte dalla dialettica politica, che può essere anche aspra. Questa non è leadership’’. A quanto pare Ronzulli e Grillo pensano la stessa cosa, per una volta. Chi lo avrebbe mai detto.

Aldo Torchiaro

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