L’annuncio è di quelli roboanti, nello stile cui Luigi de Magistris ha abituato i napoletani. “Abbiamo finalmente il conto corrente sul quale confluiranno i fondi a sostegno dei cittadini privi di reddito”, ha fatto sapere il sindaco ribadendo che “nessuno sarà lasciato solo”. Eppure, se si analizza il meccanismo di solidarietà attivato dal Comune per sostenere le fasce sociali più colpite dalla crisi economica indotta dal Coronavirus, il rischio che qualcuno venga abbandonato a se stesso è concreto. Così com’è plausibile che le risorse stanziate da Palazzo San Giacomo si rivelino insufficienti e diventino addirittura causa di sperequazioni tra famiglie bisognose.

Nel fondo comunale di solidarietà, ribattezzato “Il cuore di Napoli”, confluiranno un milione di euro tratto dal fondo di riserva di Palazzo San Giacomo, sette milioni e 300mila euro dei 400 complessivi sbloccati dalla Protezione civile nazionale e destinati ai Comuni italiani. Risorse alle quali si aggiungeranno le donazioni private e la parte degli stipendi cui sindaco e assessori hanno deciso di rinunciare.

Si parte, insomma, con una dotazione di poco meno di otto milioni e mezzo di euro. La cifra sembrerebbe cospicua se non si considerasse platea dei nuclei familiari beneficiari che, secondo il Comune, ammontano a 30mila. In altre parole, allo stato attuale sono meno di 280 gli euro destinati a ciascuna famiglia senza reddito o rimasta priva di reddito per effetto delle restrizioni imposte dal governo nazionale e dalla Regione per contenere la diffusione del Coronavirus. Il sussidio, che sarà erogato sottoforma di buoni spesa, sembra piuttosto esiguo.

E diventerà ancora più esiguo se, come è ragionevole ipotizzare, la crisi dovesse prolungarsi ampliando così la platea degli aventi diritto. Ciò che colpisce è che il piano varato da Palazzo San Giacomo non tenga conto della composizione dei nuclei familiari: 280 euro possono bastare a una coppia, non certo a una famiglia formata da cinque, sei o più persone. Qui entra in gioco un meccanismo di correzione.

Il Comune, infatti, ha previsto che l’ammontare del sussidio possa essere accresciuto nella misura di venti euro per ciascun componente del nucleo familiare che abbia da zero a dodici mesi d’età. In altre parole, si ha diritto a venti euro in più per ciascun bambino fino a un anno, ma non sono previsti incrementi nel caso in cui della famiglia facciano parte anche ragazzi o anziani. Per quanto dovranno sopravvivere le famiglie con le briciole messe a disposizione dal Comune? “Procediamo mese per mese – fanno sapere da Palazzo San Giacomo – ma dipende dalle risorse a disposizione: se da Roma dovessero arrivare altri milioni di euro, il fondo comunale di solidarietà sarà rimpinguato e il sostegno agli indigenti prorogato”.

Al momento, però, le risorse disponibili dovrebbero bastare per non più di tre settimane, ammesso e non concesso che la platea degli aventi diritto al sussidio corrisponda alle previsioni stilate dagli uffici comunali. E, stando alla delibera con cui la giunta de Magistris ha attivato il fondo di solidarietà, ciascun nucleo familiare non potrà spendere più di cento euro in buoni spesa a settimana. Quanto alle procedure, si prevede che le domande vengano presentate online e corredate da un’autocertificazione in cui i richiedenti dichiarino di non percepire pensione, reddito di cittadinanza e altri sostegni economici pubblici.

Peccato che la gran parte delle famiglie bisognose non disponga di un computer, ragion per cui per molte persone sarà tutto più complicato: dovranno rivolgersi alle municipalità e chiedere supporto alle associazioni di volontariato. Nel frattempo Diego Venanzoni segnala “furgoni di proprietà di società partecipate del comune di Napoli coordinati da uomini delle istituzioni che consegnano generi alimentari a Scampia”.

Secondo il consigliere comunale di minoranza si tratta di “una vicenda grave perché non ci sono ancora regole a riguardo né tantomeno mezzi di proprietà pubblica possono essere utilizzati per certi compiti”. Opinione condivisa dall’ex assessore comunale Bernardino Tuccillo: “In base a quale criterio e secondo quale procedura sono stati individuati i beneficiari di quei pacchi? Si faccia chiarezza al più presto”.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.