Il 23 novembre 2016 il gip presso il Tribunale di Napoli, rigettava l’opposizione da me proposta, quale difensore dell’associazione Cittadinanza Attiva in Difesa di Napoli e dell’Assoutenti, avverso la richiesta di archiviazione di un procedimento penale contro ignoti e nato da una denuncia con richiesta di sequestro preventivo presentata da numerosi movimenti civici. Nell’esposto si lamentava già da allora la pericolosità della Galleria della Vittoria, anche per il pesantissimo carico veicolare cui era sottoposta a causa della chiusura di via Caracciolo che, qui a Napoli, sembrava divenuta una vera e propria guerra di religione. Le associazioni lamentavano anche l’estrema pericolosità dalla chiusura del lungomare che privava e priva la città delle sue naturali via di fuga in caso di emergenza.

Va detto che, nel provvedimento dell’epoca, il gip ritenne «verosimili le doglianze» ma, nonostante ciò, per ben quattro anni nulla è accaduto. Poi – ed è notizia di questi giorni – si è comunque arrivati al sequestro, alla chiusura al traffico della Galleria della Vittoria e alla riapertura al traffico veicolare di via Caracciolo (sebbene con alcune limitazioni). Insomma, sia pur con ben quattro anni di ritardo, i fatti sembrano darci chiaramente e totalmente ragione. La notizia, che giustamente la stampa non ha trascurato in considerazione del fatto che l’amministrazione de Magistris aveva fatto di questo dispositivo di traffico la sua bandiera, non è da poco e sembra segnare la chiusura di un ciclo, mentre la politica rimane come sempre silenziosa, timorosa e inerte.

Ne parlo con doloroso orgoglio perché io – o, meglio, noi, intendendo con noi le numerose associazioni prima che hanno a più riprese denunciato i rischi che correva la città – avevamo detto, scritto e documentato tutto con estrema precisione. Le istituzioni, soprattutto quei politici che fingono di litigare ma che alla fine vanno sempre a braccetto, non ci hanno mai realmente dato ascolto. Troppi hanno continuato a chiudere gli occhi davanti all’evidente pericolosità della Galleria della Vittoria che non può sostenere il peso dell’intero traffico cittadino e, dopo ben nove anni di barricate inutili e prive di qualsiasi logica, hanno dovuto riconoscere che non è possibile privare Napoli della sua principale via di fuga lungo il mare.

I gravissimi danni e pericoli legati a queste bizzarre scelte politico-amministrative li raccontammo quando, oltre quattro anni fa, chiedemmo invano il sequestro della Galleria della Vittoria ravvisandone la pericolosità e, nel contempo, invocammo la riapertura al traffico di via Caracciolo. Per tutti questi anni, però, politica e istituzioni non ci hanno dato ascolto e solo la buona stella, che da sempre assiste la nostra città, ci ha salvato da catastrofi addirittura peggiori. Pazienza se, per troppi anni, siamo stati vittime di ingorghi strazianti e abbiamo respirato veleni che pure abbiamo pagato e pagheremo carissimo in termini di salute.

Come ho scritto diversi anni fa, un gruppo di associazioni civiche da me difese depositarono in Procura un esposto-denuncia con richiesta di sequestro della Galleria della Vittoria ma, puntuale come la morte o le tasse, arrivò la richiesta di archiviazione pa parte del pubblico ministero. Io mi opposi, ci fu un’animata camera di consiglio in tribunale e il gip, con un provvedimento nelle cui pieghe pure sembrava di intravedere comunque delle perplessità, respinse la nostra opposizione e tutto rimase com’era.

Adesso, a quattro di distanza, eseguito quel sequestro che noi chiedemmo e riaperta sia pur molto parzialmente via Caracciolo, leggo sui giornali che pare che chi di dovere andrà ad approfondire ciò che sostenemmo in passato e che i fatti successivi hanno dimostrato non essere vaneggiamenti o protagonismi di bassa lega. Meglio tardi che mai, ma nel frattempo chi paga? La risposta la conosco ed è sempre la stessa: come sempre accaduto anche in passato, a pagare e a subire – e sono certo di non sbagliare come all’epoca ero certo di avere ragione – siamo noi cittadini. Almeno la mia coscienza di avvocato e di cittadino è a posto. E per me non è affatto poco.