Uno spazio tecnologico dedicato all’orientamento e a percorsi di aggiornamento e rafforzamento delle competenze professionali indirizzato a studenti, professionisti e imprese. E’ questo il Phyd Hub, aperto pochi giorni fa a Milano e targato The Adecco Group. Nato con la collaborazione di Microsoft Italia, l’hub non è soltanto fisico ma si avvale anche di una piattaforma online. L’intento è quello di fungere da orientamento nel mondo del lavoro utilizzando l’ausilio del mondo computerizzato e dell’Intelligenza Artificiale. Infatti l’apporto di Microsoft in questo progetto è stato determinante in quanto ha sviluppato l’Artificial Intelligence consentendo di creare il profilo dell’utente in base ai dettagli ottenuti nella fase di registrazione, contribuendo anche ad implementare il riconoscimento facciale e i dati biometrici.

La mappa, infatti, si serve dell’AI per tracciare le competenze degli utenti generando un profilo completo della persona con un relativo indice di occupabilità individuale che segnala quanto le competenze del singolo sono effettivamente spendibili nel mercato di riferimento e le modalità per colmare il divario tra l’individuo e il mondo del lavoro. Com’è intuibile, la digitalizzazione e le nuove tecnologie sono entrate a far parte della nostra vita come uno squarcio di luce in ciò che era considerato un buio pesto. In particolar modo nel mondo sanitario, dove le nuove tecniche digitalizzate permettono di apportare numerosi vantaggi sia nelle operazioni che nella cura di casi come amputazioni o patologie gravi, come ad esempio l’uso dei pacemaker e bypass. Nel mondo lavorativo, però, l’automatizzazione non è accolta da tutti con grande fervore.

Se da un lato questo nuovo spazio fisico permette un salto di qualità per la formazione personale e professionale, oltre che l’ottimizzazione di tempo, risorse e spazio, dall’altro si auspica di automatizzare nei prossimi anni il 25-45 % dei lavori. E questo ha scatenato polemiche e dubbi sulla demolizione di un assetto economico e lavorativo che diventerà pian piano sempre più sorpassato. Il fondatore di Phyd e country manager di The Adecco Group in Italia, Andrea Malacrida, ha specificato che “il 30% dei nuovi posti di lavoro non sarà coperto per un vuoto di competenze in ambito tecnologico”, sottolineando così che il mondo del lavoro non è pronto per questo cambiamento e che quindi molti ambiti rimarranno indietro oltre che scoperti. “Da qui al 2025 ci saranno nel mondo 133 milioni di nuove opportunità occupazionali, legate per il 60% a big data, it, coding”, ha proseguito Malacrida nell’inaugurazione del nuovo spazio mostrando quanto sia necessario formare e aggiornare le risorse umane. L’investimento di Adecco è dunque fondato sulla formazione di una platea di potenziali nuove figure che vanno a colmare le necessità delle imprese.

COS’E’ PHYD –La piattaforma Phyd permette di non avere più un curriculum ma un badge, una sorta di scheda digitale che raccoglie la propria storia lavorativa includendo non solo i luoghi di lavoro e i tradizionali campi di conoscenza, ma anche le competenze nel mondo digitale e tecnologico. Il nuovo spazio è inoltre accessibile a tutti, in maniera gratuita e libera. L’elemento di cambiamento e di svolta è l’utilizzo di un tutor digitale che aiuta l’utente a navigare sulla piattaforma e a scoprire la sua possibilità e posizione di occupazione. L’intelligenza artificiale diventa così un recruiter che va a snellire procedure burocratiche o poco chiare dando un punto di vista amplio e completo sulle future prospettive lavorative e personali identificando in maniera precisa il profilo dell’utente in base al test e alle richieste di mercato. Nel caso in cui le proprie competenze e le proprie esperienze vengano segnalate dalla piattaforma come discostanti dal mondo lavorativo, c’è anche la possibilità di effettuare corsi di formazione e consultare contenuti di approfondimento. Grazie all’uso di un’intelligenza artificiale ci si avvicina sempre di più ad un profilo personale e professionale ideale, avvicinandosi ad un modello che possa calzarsi alla perfezione con il lavoro desiderato.

I più scettici hanno però espresso forti dubbi in merito anche all’utilizzo massiccio di informazioni personali riportate in un mondo totalmente automatizzato e digitale che ci permette di essere tutti “schedati” anche nell’ambito lavorativo. Se i nuovi smartphone adottano tecnologie di riconoscimento facciale, uso dell’impronta digitale e processi di salvataggio dei dati che ottimizzano tempo e prestazioni, in questo caso a finire sotto un cono di luce è la formazione personale e la rincorsa sempre più sfrenata alle skills richieste che diventano obsolete nel giro di 3-5 anni. In ogni caso, in un mondo così costantemente digitalizzato sia enti singoli che aziende potrebbero cogliere possibilità di avanguardia per fare scudo, e sopravvivere, all’accelerazione digitale e sociale.