Il temuto coronavirus è arrivato anche in Italia. Ormai da giorni tutta l’attenzione mediatica è concentrata sul numero dei contagi, dei morti e sui provvedimenti che il Governo italiano sta prendendo in atto. In Cina però, come sappiamo, la diffusione del virus è molto più elevata ed è arrivata a coprire una fascia totale di  77.152 casi di infezione (64.287 nella sola regione di Hubei) e l’ultimo bilancio ufficiale parla di 2.592 morti. In ogni caso la quarantena sta permettendo di contenere la pandemia e riuscire a fare in modo che i casi siano sempre più in via di diminuzione, anche se la popolazione resta sempre sotto stretta sorveglianza con il divieto assoluto di lasciare la città. Uno dei metodi adottati dal gigante asiatico è sicuramente quello di adoperare la tecnologia per controllare il popolo cinese. Un esempio è quello che riguarda gli abitanti del villaggio di Huozhuangzi, nella municipalità di Tianjin nel Nord della Cina i quali hanno acquisito familiarità con il ronzio. Infatti con regolarità quasi maniacale si alzano in volo continuamente droni che spruzzano disinfettanti in ogni angolo delle aree pubbliche su strade, scuole, parchi e altri spazi pubblici. Il vantaggio dei droni è la velocità in quanto in un’ora sono in grado di completare una disinfestazione come ha spiegato Huo Junxin, presidente della Xinshunyue Agricultural Machinery Cooperative: “Si risparmia manodopera evitando al contempo infezioni sul lavoro”, ha evidenziato l’esperto. Questo è solo l’ago nel pagliaio dell’immensa rete delle nuove tecnologie che la Cina ha adottato al fine di prevenire e curare il proprio popolo alla difesa del nuovo potente coronavirus.

BIG DATA E ROBOT – La Cina sta quindi schierando in campo tutte le tecnologie possibili per debellare la pandemia. Negli aeroporti e in generale nei luoghi ‘porte d’ingresso’ del Paese dove c’è un flusso cospicuo e costante di persone spuntano robot che misurano la temperatura corporea e piattaforme di analisi dei big data per trovare i contatti dei casi confermati o sospetti di contagio. I robot vengono utilizzati in quanto se con la misurazione manuale si può controllare una persona per volta, il robot può acquisire immagini termiche e rintracciare le immagini facciali delle persone con la febbre. In questo senso anche i big data non scherzano nel contribuire a fare muro contro il virus, in primis velocizzando la ricerca dei contatti stretti dei pazienti positivi.La piattaforma di analisi adatta a questo ha già ricevuto oltre 150 milioni di controlli da quando è stata lanciata l’8 febbraio. Inserendo nomi e numeri di carta d’identità dopo aver scansionato il QR code, ogni utente può verificare se ha preso gli stessi voli, treni o autobus di casi confermati o sospetti.

Infatti tutti i cittadini hanno un proprio codice identificativo che indicherà loro se sono a rischio di contrarre il coronavirus e devono mettersi in auto-quarantena. Uno dei fattori che potrebbe destare preoccupazione è quello che riguarda la privacy e la sicurezza delle informazioni, che secondo i gestori della piattaforma hanno garantito di rispettare. Ma i robot hanno anche il potere di “terrorizzare” la popolazione nelle strade sgridando i passanti che non indossano le mascherine, dopo averli individuati attraverso le videocamere. O ancora, lavorano all’interno dei reparti più pericolosi degli ospedali. Secondo gli ultimi dati registrati attualmente in Cina ci sarebbero oltre 200 milioni di telecamere sparse sul territorio e tutte interconnesse. “Questa volta abbiamo più dati rispetto alla Sars, circa 20 anni fa”, ha affermato il responsabile della ricerca presso Gartner, la multinazionale che si occupa di consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo della tecnologia dell’informazione. “Ciò non significa che le macchine possano sostituire gli umani. Ma l’apprendimento automatico può fornire consigli al governo per elaborare la migliore strategia per contenere l’epidemia”. Questa scesa in campo delle nuove tecnologie in maniera così massiccia ha comportato lo sforzo collettivo in ogni campo per debellare quella che lo stesso presidente Xi Jinping ha definito “la peggiore crisi sanitaria dal 1949 a oggi”.