Produzione di 1000 dosi
Vaccino Coronavirus, al via la sperimentazione per combattere l’epidemia
Buone notizie sul fronte orientale. Sebbene la morte dei due passeggeri ottantenni contagiati dal Coronavirus a bordo della nave da crociera, Diamond Princess, ancorata in Giappone, in Cina il numero dei nuovi casi di contagio ha finalmente raggiunto il minimo storico dalla fine di gennaio. Sono infatti crollati a 349 i casi giornalieri, un numero sensibilmente inferiore rispetto ai 1.749 dei giorni precedenti, oltre ad essere la prima volta che il numero dei guariti ha superato il numero delle vittime. Il crollo è in parte legato alla nuova modifica dei criteri diagnostici nella provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia, ma anche al rafforzamento della tempestività di intervento in materia di vaccino.
A tal proposito, l’Advent Srl, la divisione dell’IRBM Spa di Pomezia, e lo Jenner Institute dell’Università di Oxford hanno avviato, come epilogo di una lunga collaborazione, le procedure per la produzione di un primo lotto del nuovo vaccino per il Coronavirus, “Covid 19” per i test clinici. Difatti, presso i loro laboratori, partirà a fine febbraio la produzione di 1.000 dosi di vaccino da utilizzare e si prevede che già a fine giugno siano pronte per i test clinici. Inoltre, nelle varie fasi in cui sarà testata la loro efficacia, i test saranno condotti prima sui topi e subito dopo sull’uomo. Il vaccino è stato costruito utilizzando una versione non pericolosa di adenovirus, ossia un virus che può causare una comune malattia simile al raffreddore.
L’adenovirus è stato modificato in modo da non riprodursi nell’organismo umano, infatti, inserendo all’interno del genoma adenovirale il codice genetico necessario alla riproduzione della proteina “Spike” del Coronavirus, si permette all’adenovirus l’espressione di questa proteina, in seguito alla somministrazione del vaccino. Questo comporta, negli individui vaccinati, la produzione di anticorpi contro la proteina “Spike”, che si trova sulla superficie dei Coronavirus, i quali possono legarsi al Coronavirus che è entrato nell’organismo umano ed impedirgli così di causare un’infezione.
I due istituti protagonisti di questa ricerca non sono nuovi a questo genere di iniziativa. Nel corso degli anni, infatti, lo Jenner Institute ha maturato una grande esperienza su un altro Coronavirus, responsabile della sindrome respiratoria mediorientale (la cosiddetta MERS) in due studi clinici, il primo a Oxford e il secondo, ancora in corso, in Arabia Saudita, dove si sono verificati la maggior parte dei casi della malattia. Mentre, la divisione italiana Advent-IRBM ha sviluppato le competenze idonee con il vaccino antiebola, attraverso una piattaforma per caratterizzare l’Adenovirus e mettere a punto il processo di purificazione che consente di produrre il vaccino in tempi brevissimi.
Le notizie che giungono dagli esperti coinvolti fanno sperare. La Prof.ssa Sarah Gilbert dello Jenner Institute ha affermato che «i nuovi agenti patogeni, come il nCoV-19, richiedono un rapido sviluppo del vaccino», ma aggiunge che questo avverrà «solo utilizzando una tecnologia che è nota per funzionare bene per un altro vaccino contro il coronavirus. Così saremo in grado di ridurre il tempo necessario per prepararsi alla sperimentazione clinica».
Un progetto di rilevanza per tutta la comunità internazionale, attualmente impegnata nella ricerca di un vaccino che arresti la diffusione dell’epidemia, e che ancora una volta, come nel caso dell’isolamento del Coronavirus da parte dell’Istituto nazionale Malattie infettive dell’ospedale Spallanzani di Roma, vedrà il coinvolgimento del nostro Paese in prima fila.
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