Si nascondeva in un bunker all’interno di una cava di una ditta che produce calcestruzzo. È stato preso nell’appartamento dove si trovavano anche la moglie e la figlia piccola Cosimo Damiano Gallace, latitante, 61 anni, considerato reggente dell’omonima ‘ndrina. L’operazione a Isca sullo Ionio, provincia di Catanzaro, Calabria, è stata condotta alle prime ore del mattino dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro, con un intervento risolutivo attuato dal G.I.S. supportato dai Carabinieri dallo Squadrone Eliportato “Cacciatori Calabria”. L’uomo era stato condannato una pena di 14 anni di carcere per associazione di tipo mafioso.

La ‘ndrina Gallace di Guardavalle, comune di poco più di quattromila abitanti in provincia di Catanzaro, è considerata attiva con ramificazioni fino ad Anzio e Nettuno, in provincia di Roma, e anche in Toscana, Lombardia e Piemonte. Gallace era ricercato dal novembre 2020. L’ordine di carcerazione era stato emesso dalla Corte d’Appello di Roma per “associazione di tipo mafioso” e “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti”. A carico dell’ormai ex latitante pendeva anche un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa lo scorso marzo 2021 dal gip del Tribunale di Catanzaro, per indagini coordinate dalla locale DDA, e sempre in riferimento al reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Lo scorso aprile era sfuggito anche all’arresto nell’ambito dell’operazione Molo 13 coordinata dalla Dda di Catanzaro. A partire dai primi anni ’90 Gallace aveva scontato complessivamente oltre vent’anni di carcere per aver preso parte alla cosiddetta “strage di Guardavalle”: quando rimasero uccisi i fratelli Cosimo e Pasquale Emmanuele e Primo Antonio Procopio, loro cognato, tutti appartenenti al clan Emmanuele. I Gallace, come ricostruisce Articolo 21, sono legati alla cosca “Ruga – Metastasio – Loiero – Gallace – Novella”. Avrebbero compiuto nell’ultimo mezzo secolo il salto di qualità da mafia rurale a organizzazione con interessi in attività imprenditoriali. E quindi sequestri di persona, estorsioni, traffico di stupefacenti, truffa, usura dalla fascia ionica tra Catanzaro e Reggio Calabria fino al Lazio e al milanese e in Valdarno. La cosca è considerata tra le più potenti e sanguinarie, rinforzata da vincoli parentali e matrimoni incrociati e da legami con i gruppi locali nel Lazio.

Cosimo Damiano Gallace si nascondeva in un appartamento ricavato in uno stabile con annessa cava di inerti di una locale ditta di produzione di calcestruzzo. Al momento dell’irruzione i militari trovavano nell’abitazione la compagna 34enne dell’uomo e la figlia di quattro anni che riposavano in camera da letto. Sarebbe comunque risultata lampante dal primo momento anche la presenza del ricercato, vista la presenza della famiglia, lontana a quell’ora e in quel luogo distante dalla residenza a Guardavalle.

Gallace si nascondeva in un bunker. È stato scovato dopo una lunga e minuziosa perquisizione nel nascondiglio provvisto di accesso celato da una falsa parete posta sotto una specchiera proprio in camera da letto. La porta del nascondiglio, collegata a un congegno meccanico, poteva essere aperta esclusivamente ruotando uno dei tre pomelli, quello centrale, di un adiacente attaccapanni a muro. Sul posto le forze dell’ordine hanno trovato un trolley contenente circa 35.000 euro in contanti, un tablet, nove telefoni cellulari di cui due danneggiati dall’interessato prima di essere scoperto nel bunker, varie sim non ancora attive e l’hard disk dell’impianto di videosorveglianza con monitor affianco alla tv in sala da pranzo per controllare 24 ore su 24 l’area esterna all’abitazione, tra l’altro dotata di allarme e di cane da guardia di grossa taglia.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.