Ad una settimana dall’entrata in vigore della nuova norma sulla presunzione di innocenza, facciamo il punto con il responsabile giustizia di Azione, l’onorevole Enrico Costa, che proprio ieri aveva presentato in Aula un ordine del giorno che avrebbe impegnato «il Governo a svolgere, attraverso l’ispettorato generale del Ministero della Giustizia, un monitoraggio costante delle conferenze stampa delle procure della Repubblica e delle forze di polizia e dei comunicati di queste ultime, anche attraverso l’acquisizione degli atti motivati dei procuratori della Repubblica».

Onorevole com’è andata in Aula?
Non è stato approvato: hanno votato a favore Azione, Italia Viva e Fratelli d’Italia. Gli altri contro. Quando si chiede al Ministero della Giustizia di fare un monitoraggio sull’applicazione di una legge, soprattutto in questo caso dove già si registrano delle elusioni della norma, dall’ufficio legislativo di via Arenula dicono “no”. Non ha senso. È un modo per proteggere chi viola le regole.

Ma l’articolo 5 della norma prescrive che «alla rilevazione, all’analisi e alla trasmissione alla Commissione europea dei dati di cui all’articolo 11 della direttiva (“ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti sanciti dalla presente direttiva”, ndr) provvede il Ministero della giustizia».
C’è una Direzione generale, che si chiama Ispettorato, che deve verificare la regolare applicazione della legge da parte dei magistrati. Abbiamo combattuto in Parlamento per questa norma ma adesso sembra non importare quasi a nessuno se venga rispettata o meno, in primis al Ministero della Giustizia che se ne lava le mani. Comunque nessun problema: se non vogliono fare il loro lavoro, per cui sono pagati e strapagati, mi farò carico io del monitoraggio e invierò tutto quello che raccoglierò all’Ispettorato che dovrà, a quel punto, prendere atto della situazione e fare qualcosa.

Qual è la situazione al momento?
La situazione è variegata. Alcune Procure si sono impegnate in favore del rispetto della norma, altri invece, come qualche polizia giudiziaria, al momento hanno ignorato la norma.

La Ministra Cartabia era a conoscenza di questo suo ordine del giorno?
Sì.

Come legge questo voto contrario del Partito Democratico, Lega, Forza Italia, Movimento Cinque Stelle?
Il punto è che non si vogliono scontentare i Cinque Stelle che soffrono queste battaglie garantiste. Sono ispirati da sempre da principi forcaioli. Io mi meraviglio di chi, come Forza Italia, si proclama garantista e poi agisce in senso contrario. Anche il Governo si appiattisce sulle posizioni dei grillini ed appalta la gestione di questi ordini del giorno all’ufficio legislativo, composto da magistrati; anche per questo porto avanti la mia battaglia sui fuori ruolo.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, ha scritto al vicepresidente del Csm e al Procuratore generale della Cassazione «auspicando un loro intervento urgente finalizzato ad evitare il rischio che possa calare il silenzio sulle inchieste, magari proprio quelle a carico di personaggi importanti».
Supplicare interpretazioni estensive è sbagliato. Le norme sono chiare e non vanno eluse. Deve finire il tempo in cui il Parlamento fa le norme e la giurisprudenza le smentisce. A chi parla di censura ricordo una ricerca dell’Unione Camere Penali su 8000 articoli relativi a procedimenti penali. Risultato: 64% colpevolisti, 3,2% innocentisti, 24% neutri. Nel 60% dei casi fonti Procure o Pg, nel 7% le difese. Il 64% su indagini e arresti. Purtroppo la stampa in tutti questi anni si è interessata solo alla parte delle indagini quando le persone vengono sbattute in prima pagina senza che la difesa abbia toccato palla. Poi si dimenticano di seguire i processi e la fase fondamentale del contraddittorio. Bene, questo deve finire. I media devono imparare a rispettare alcuni principi che in questi anni hanno dimenticato, devono comprendere che i tempi della gogna mediatica sono finiti.

Che ne pensa invece della nota dello stesso Pg di Cassazione inviata a tutte le procure il 6 dicembre e resa nota ieri?
Un dribbling interpretativo. C’è una legge sulla presunzione d’innocenza che stabilisce regole precise. Si richiedono specifiche ragioni di interesse pubblico per fare conferenze stampa. E queste ragioni non coincidono con il dovere di informare, ma è necessario molto di più per rompere il riserbo doveroso. Altrimenti continueranno i processi mediatici, la diffusione di accuse a mezzo stampa, lo sbattere presunti innocenti in prima pagina. Rispettare il diritto dei cittadini ad essere informati non giustifica “passerelle” di Pm e Pg in conferenza stampa, né comunicati a senso unico. I magistrati debbono seguire le norme approvate, non interpretarle creativamente. Il Ministro della Giustizia dovrebbe intervenire. Se non lo farà tempestivamente avallerà reazioni elusive delle norme.