Approvati a maggioranza ieri nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato i pareri allo schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. A Palazzo Madama voto compatto di tutti, alla Camera ha fatto eccezione l’Alternativa c’è. Dunque maggioranza ricompattata. Ora il Governo avrà tempo fino all’8 novembre per emanare i decreti attuativi. Non è obbligato a recepire le indicazioni dei pareri, ma sarebbe strano il contrario, considerato lo sforzo fatto da tutte forze politiche per trovare una quadra ad un argomento in partenza molto divisivo.

Da una parte c’erano Pd e M5S, favorevoli alla proposta del Governo, dall’altra tutte le altre forze politiche disposte a limitare molto di più le comunicazioni delle Procure. Stiamo parlando del processo mediatico, quello che si sviluppa soprattutto nella fase delle indagini preliminari, dove il protagonismo di alcuni pm spesso porta allo svilimento dei diritti dell’indagato, innocente fino a sentenza definitiva. Quindi, è facilmente ipotizzabile che, in maniera silente, la magistratura, soprattutto requirente, faccia un’opera di moral suasion per impedire che vengano posti troppi limiti al loro eccesso di comunicazione con la stampa. Ma vediamo cosa c’è di nuovo rispetto al testo licenziato dal CdM.

Nei casi di “particolare rilevanza pubblica dei fatti” rimane la possibilità di indire da parte del Procuratore della repubblica, o un magistrato delegato, conferenze stampa ma la decisione di convocarle «deve essere assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano». Lo stesso principio vale per la comunicazione delle forze di polizia giudiziaria in quanto se resta, rispetto al testo originario, il fatto che «il procuratore della Repubblica può autorizzare gli ufficiali di polizia a fornire, tramite propri comunicati ufficiali oppure proprie conferenze stampa, informazioni sugli atti di indagine compiuti o ai quali hanno partecipato», tuttavia – ecco la novità – «l’autorizzazione è rilasciata con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano». Un ulteriore aspetto molto importante è che «sia specificato all’articolo 314 del codice di procedura penale che la condotta dell’indagato che in sede di interrogatorio si sia avvalso della facoltà di non rispondere non costituisce, ai fini del riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione, elemento causale della custodia cautelare subita».

Il relatore in commissione alla Camera Enrico Costa (Azione, +Europa) aveva presentato la scorsa settimana un parere che imponeva una stretta più severa ai rapporti tra stampa e pm, eliminando la facoltà di tenere conferenze stampa. Tuttavia si dice «contento che il lavoro e l’impegno abbiano portato a una condivisione su una proposta al governo sulla presunzione di innocenza». E aggiunge: «il Procuratore non potrà più svegliarsi la mattina e convocare i giornalisti, perché ci vuole un interesse pubblico, senza il quale deve limitarsi al comunicato ufficiale. Non potrà più accadere che ogni inchiesta di per sé sia spiattellata, che dal numero degli arresti di una inchiesta dipenda la presunzione di innocenza degli indagati». Ieri Costa ha anche interrogato al question time la ministra Cartabia sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. La Guardasigilli ha risposto che tra il 2017 e il 2021 «le valutazioni negative di professionalità dei magistrati sono state in totale 35 (0,5%), quelle non positive 24 (0,3%), quelle positive 7394 (99,2%)».

Per Costa «le valutazioni di professionalità dovrebbero soffermarsi anche sull’esito degli atti dei magistrati. Non basta certo dire che gli imputati sono stati assolti per giudicare male un pm. Ma non è neanche giusto che i risultati dell’attività non contino niente. Se un pm arresta 100 persone e quasi tutte vengono assolte, se un giudice in 4 anni vede annullare tutte le sue sentenze questo deve avere un rilievo sulla carriere. Oggi le promozioni sono di fatto automatiche e se tutti sono considerati bravi o bravissimi a fare da padrone sono le correnti. Dobbiamo lavorare su questo e sono certo lo faremo insieme per premiare il merito e la qualità». La battaglia è anche delle Camere Penali. Il Responsabile osservatorio ordinamento giudiziario, avvocato Rinaldo Romanelli, ci dice: «È indispensabile riformare il sistema per consentire che le valutazioni siano effettive e dunque individuino le capacità professionali e anche le attitudini del singolo magistrato in modo che quando si formula la domanda per una assegnazione ad un incarico semi-direttivo o direttivo sia possibile decidere tra più magistrati e non, come adesso, in base all’appartenenza correntizia».