“Noi non arriviamo certo per suscitare una competizione interna con altre componenti moderate del centrodestra, ma per allargare il perimetro. Pensiamo che ci siano le condizioni per creare una casa più grande per chi ha una visione cattolica e popolare, ma dialogando con le voci liberali e – soprattutto a Milano – con l’area riformista”. Mariastella Gelmini, fresca di ritorno nel centrodestra dopo l’esperienza in Azione, chiarisce obiettivi e linea dell’avanzata di Noi Moderati a Milano. L’occasione è l’ingresso di tre consiglieri di Municipio, anche loro provenienti dal partito di Calenda, come del resto le altre parlamentari “di ritorno” Giusy Versace e Mara Carfagna.

Insomma si apre una partita cittadina in quel centro al quale tutti guardano, ma che nessuno riesce ad intercettare davvero. Ed è una partita che si annuncia vivace. Ovviamente l’attenzione va prima di tutto a quell’accenno al timore di competizione interna, alimentato dai rumors che vorrebbe in atto un’operazione di contenimento di Forza Italia. Giulio Gallera, frontman dell’area liberal degli azzurri, fa chiarezza su un paio di punti, soprattutto in riferimento ad una possibile candidatura di Maurizio Lupi a sindaco: “Noi Moderati è una componente della coalizione e la sua presenza è ben accolta. Ricordiamo che nelle scorse elezioni europee questa forza politica è stata ospitata nelle liste di Forza Italia, che si conferma “la casa dei moderati” in grado di coagulare diverse sensibilità. Le elezioni comunali di Milano rappresentano una sfida complessa. Per vincere sarà fondamentale da un lato l’ascolto dei cittadini, dal centro alla circonvallazione fino alle periferie e la capacità di farsi carico dei problemi da loro evidenziati e dall’altro elaborare una visione di città in grado di dare prospettive di sviluppo alle tante eccellenze che qui si trovano un candidato espressione della cultura liberal-riformista ritengo che possa più facilmente agire in queste due direzioni come dimostrato dalle amministrazioni guidate dai sindaci Albertini e Moratti”.

Respinge al mittente l’avance all’elettorato del suo partito, Francesco Ascioti, segretario milanese di Azione, che commenta con un pizzico di veleno: “Innanzitutto buona vita e buon lavoro a tutti coloro i quali hanno scelto di andare altrove anche – e seppur – con cambi di coalizione davvero sorprendenti trattandosi di un contesto cittadino. Noi Moderati ha una storia completamente diversa da Azione e ha un orizzonte completamente diverso da Azione. Azione è la forza politica che incarna le esperienze storiche del riformismo italiano: quello popolare, repubblicano, socialista e liberale. Sovrapporre il progetto di Noi Moderati e quello di Azione è un tentativo che non sta in piedi in nessun modo.”

Non si stupisce più di tanto e invita a guardare la luna e non il dito, Andrea Canevazzi, coordinatore del futuro, nuovo partito Orizzonti Liberali che punta a ricostruire anche a Milano una forza riformista. Del resto anche il disastroso epilogo del terzo polo ha aperto la strada all’attivismo dei centristi: “La lotta fratricida che si è consumata nel Terzo Polo alle elezioni europee lascia i partiti che ne sono stati protagonisti in una difficile situazione di agibilità politica: sono mesi che si vede il riposizionamento di amministratori e dirigenti nelle coalizioni di destra e di sinistra. Ognuno ha la sua storia, non sta a me giudicare i tre consiglieri, forse non hanno apprezzato il congresso in corso in Azione, forse seguono un pensiero più tattico nell’ottica di una candidatura di Maurizio Lupi a Sindaco di Milano. Per quanto riguarda invece gli elettori del terzo polo, in particolare a Milano, ritengo che siano ancora dove li abbiamo lasciati alle scorse elezioni politiche”.

Ma intanto Noi Moderati – che in consiglio comunale conta già su due consiglieri, Mariangela Padalino e Manfredi Palmeri prende già la mira sui temi più critici per l’amministrazione Sala, a cominciare dal Salva Milano per voce del coordinatore regionale Alessandro Colucci:È incredibile che la maggioranza in Comune si sia spaccato su questo tema. C’è una divisione incomprensibile di fronte alla quale chi è in dissenso credo che si debba assumere appieno la sua responsabilità. Se non vuole sostenere una norma che comunque confermerebbe il lavoro, l’impegno che la giunta di Milano ha portato avanti vuol dire che deve sfiduciare la giunta stessa. Con quel dissenso si sta palesemente dichiarando di non essere più in sintonia con l’amministrazione”.
Moderati sì, ma rampanti.