Il nuovo Dpcm è praticamente  fatto: Mario Draghi si appresta infatti a firmare il primo provvedimento di questo tipo dopo l’incontro che si è tenuta a mezzogiorno tra Governo e Regioni, al quale hanno partecipato i ministri Mariastella Gelmini (Affari regionali), Roberto Speranza (Salute) e Patrizio Bianchi (Istruzione). Il nuovo provvedimento sarà in vigore dal 7 marzo e fino al 6 aprile.

All’incontro, che ha visto la partecipazione anche del coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e del presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, la decisione più importante ha riguardato la scuola.

Al termine del vertice si è deciso di sposare completamente la linea proposta dal Cts, il Comitato tecnico scientifico: le scuole resteranno chiuse non solo nelle zone rosse ma anche a livello locale, a prescindere da zona gialla o arancione, se si sono raggiunti 250 casi di Covid ogni 100 mila abitanti per almeno 7 giorni consecutivi, rinviando la decisione quindi a presidenti di Regione e sindaci. In questi casi dunque gli studenti dovranno restare a casa e proseguire le lezioni con la didattica a distanza.

Secondo una bozza anticipata dal Corriere della Sera, nel provvedimento si legge che “la misura di cui al primo periodo dell’articolo 43 è disposta dai Presidenti delle regioni o province autonome nelle aree, anche di ambito comunale, nelle quali gli stessi Presidenti delle regioni abbiano adottato misure stringenti di isolamento in ragione della circolazione di varianti di SARS-CoV-2 connotate da alto rischio di diffusività o da resistenza al vaccino o da capacità di indurre malattia grave; la stessa misura può altresì essere disposta dai Presidenti delle regioni o province autonome in tutte le aree regionali o provinciali nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti oppure in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico”.

In una nota ufficiale quindi Palazzo Chigi ha dato ‘appuntamento’ alle 18:45, quando i ministri Gelmini e Speranza terranno una conferenza stampa “per illustrare le nuove misure del Dpcm sull’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

LE CRITICHE – Il via libera alla linea del Cts non ha mancato di sollevare polemiche. Per Antonio Decaro, presidente dell’Associazione Comuni, un tema centrale è infatti quello dei controlli sugli assembramenti su strade o piazze da parte delle forze dell’ordine: “far sì che si accetti l’interruzione delle lezioni in presenza diventa più complicato se ogni sera ci sono centinaia di ragazzi in giro nei luoghi della movida”, ha detto il sindaco di Bari.

Altre critiche sono arrivate invece dai presidente di Regione. Michele Emiliano, governatore della Puglia, avrebbe chiesto che sia il governo a disporre le chiusure locali, mentre il numero uno del Veneto Luca Zaia ha sottolineato che col parametro dei casi per abitanti verrebbero penalizzate le regioni che fanno più tamponi. Per Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e dell’Emilia Romagna, il problema riguarda la necessità di prevedere un bonus per le famiglie che lavorano e avranno i bambini a casa.

 

 

 

 

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia