Posticipare il pagamento della sanzione prevista per il mancato rispetto dell’obbligo vaccinale imposto per le persone over 50 è possibile, a causa di una fase di contraddittorio previsto dalla norma entrata in vigore lo scorso 8 gennaio. Il pagamento della multa, che ha scatenato un polverone di polemiche per la somma irrisoria (100 euro), può essere rimandata di 260 giorni. Come previsto dal Dl 1/2022, la sanzione scatterà dal prossimo 1° febbraio e colpirà chi, entro quella data, non ha concluso il ciclo vaccinale (prima, seconda e dose booster).

Come spiega il Sole 24 Ore, la sanzione sarà notificata dall’Agenzia delle Entrate e irrogata al ministero della Salute, dopo aver comunicato alla persona non vaccinata l’avvio del procedimento sanzionatorio. Il diretto interessato potrà però decidere di pagare oppure temporeggiare per dieci giorni di tempo per inviare all’autorità competente un documento finalizzato a presentare le motivazioni della scelta di non immunizzarsi.

Si crea così un contraddittorio. E il tema è stato trattato dal ministro della Salute Roberto Speranza durante il Question Time della scorsa settimana. Speranza ha spiegato come funzionerà la procedura: “Sarà cura del ministero della Salute fornire gli elenchi dei soggetti inadempienti, anche acquisendo direttamente dal sistema tessera sanitaria le informazioni relative alla somministrazioni acquisite giornalmente dall’anagrafe vaccinale”. E ancora: “Queste informazioni saranno inoltre utili per escludere dall’elenco degli inadempienti gli esenti”. E questo perché “il decreto legge prevede una fase di contraddittorio, il ministero della Salute invierà una comunicazione agli inadempienti che potranno trasmettere alla Asl competente l’esenzione o il differimento dell’obbligo vaccinale”.

Il cittadino over 50 che non ha ancora completato il ciclo vaccinale, una volta ricevuta la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe presentare ragioni oggettive e documentate. E sono tante. Per esempio può dimostrare che entra la data in oggetto non c’erano a disposizione posti per vaccinarsi. E come spiega il quotidiano di informazione economica, il multato deve inviare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate in cui annuncerà l’invio delle spiegazioni all’azienda sanitaria.

In secondo momento, sarà l’azienda sanitaria a dover comunicare all’Agenzia delle Entrate se le ragioni del non vaccinato sono state accettate o meno. Un processo che richiede almeno altri dieci giorni. Ma i tempi si allungano ulteriormente se l’azienda rifiuta le motivazioni del no vax. Sarà l’Agenzia delle Entrate a dover notificare poi via Pec o raccomandata A/R l’avviso di addebito con titolo esecutivo entro 180 giorni.

Il destinatario del provvedimento potrà pagare entro 60 giorni. E in questo modo scattano i 260 giorni. Sempre se il procedimento conosce la parola fine in questo momento. Perché il diretto interessato può anche appellarsi al giudice di pace entro 30 giorni, richiedendo la sospensione dell’avviso di addebito. Se il giudice non accoglie l’istanza, allora l’Agenzia delle Entrate potrà avviare l’iter per il recupero coattivo della somma, maggiorata delle spese successive.

Un percorso quindi accidentato. Perché per presentare ricorso, va pagato un contributo unificato di 43 euro e non è necessario l’avvocato. Il soggetto può difendersi anche personalmente. La controparte in giudizio sarà l’agenzia delle Entrate per il tramite dell’avvocatura di Stato.

Redazione

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