Al tribunale di Frosinone la seconda udienza
Omicidio Willy, il testimoni oggi in aula: “Calci in testa come se fosse un pallone”
Si è concluso l’ascolto degli investigatori impegnati nelle indagini sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte nell’aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone. A dare la testimonianza più forte è il maresciallo maggiore Antonio Carella che ha ricostruito anche la dinamica dell’aggressione ritenuta più plausibile dalla procura. Willy è stato colpito prima dai Bianchi che lo hanno fatto cadere, per poi essere colpito ancora da Pincarelli (con uno schiaffo o con un pugno) e per ultimo da Belleggia che, secondo il maggiore Antonio Carella: “Lo ha colpito alla testa con un calcio, dal basso verso l’alto, come se fosse un pallone”. A questa si aggiunge la testimonianza di Agatino Roccazzello, comandante del Nucleo operativo Radiomobile di Colleferro: “Un’azione fulminea, veloce e molto aggressiva durata un minuto e 25 secondi: sono scesi dall’auto, hanno picchiato, sono tornati nell’auto e sono andati via». Parole confermate dall’orario esatto registrato dalle telecamere della vicina caserma dei carabinieri che inquadravano le aree di parcheggio dove si è fermata l’auto, un’Audi Q7, dei fratelli Bianchi. Una volta ascoltate le parole che descrivevano l’aggressione subita da suo figlio, la signora Lucia Monteiro, che era arrivata in aula sorretta dal presidente del Consiglio Comunale di Paliano Serena Montesanti, è uscita dall’aula.
LA RICOSTRUZIONE DEL MAGGIORE ANTONIO CARELLA
“La notte del 6 settembre 2020 era una notte d’estate normale, di movida. Ero nel bagno della caserma che ha una botola che da su via Buozzi, dove sono successi i fatti. Il rumore in strada era consueto ma alle 3,30 ho sentito delle urla non normali, forti e una donna che gridava”, racconta il comandante della Stazione di Colleferro Carella che continua: “Sono sceso in strada in abiti civili una persona mi ha raccontato cos’era successo. Sono andato alle spalle della caserma e lì, sul marciapiede, ho notato un ragazzo a terra e 5-6 ragazzi vicini a Willy. Ho chiamato la centrale operativa, ho chiesto rinforzi e mi sono attivato per capire chi fosse stato”. È stato a quel punto che le parole di un giovane che ha assistito alla scena hanno spianato la strada alle indagini. “Uno dei presenti sul posto mi ha detto che erano stati dei ragazzi di Artena a ferire Willy, gli ho dato il mio numero e gli ho chiesto se avesse un video, una foto da mandarmi scattata durante l’aggressione. Mi è arrivata la foto di una targa quando era da poco arrivata l’ambulanza a caricare Willy. Risaliti al proprietario del suv siamo andati ad Artena in via cardinal Scipioni dove c’è il locale del fratello, e abbiamo trovato i 5 ragazzi (di cui uno scagionato dalle accuse, ndr) che stavano per entrare nel bar. Erano nervosi e hanno fatto finta di non sentirci. Nel locale abbiamo cercato di approcciarli, abbiamo preso un caffè con loro e mentre parlavo coi Bianchi, mi è arrivata la telefonata che Willy era morto. Invitati a venire con noi a Colleferro erano agitati, Gabriele aveva la camicia blu con due asole strappate”.
LE PROSSIME TAPPE DEL PROCESSO
Il maresciallo è solo uno dei sei testi del pubblico ministero che oggi sono ascoltati, collegati invece in via telematica dal carcere di Rebibbia dove sono rinchiusi, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi. In aula invece Francesco Belleggia. Il processo procederà nella prossima udienza con l’ascolto delle testimonianze del Professor Saverio Potenza (il medico che ha effettuato l’esame autoptico sul corpo del 21enne ucciso a Colleferro il 6 settembre scorso), dell’esperto di arti marziali Giovanni Bartoloni e dei testi oculari.
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