Il 28% dei nuovi contagi in Italia è rappresentato dalla variante Omicron. È quanto risulta dall’ultima stima dell’Istituto Superiore di Sanità. Il dato è basato sulle analisi preliminari dei tamponi raccolti per l’indagine rapida del 20 dicembre. I risultati sono sul tavolo della cabina di regia in corso a Palazzo Chigi tra le forze di maggioranza e il Presidente del Consiglio Mario Draghi.

L’indagine si è basata su duemila tamponi raccolti in 18 Regioni o Province Autonome. I tamponi presi in considerazione sono stati quelli in cui mancava uno dei tre geni che normalmente viene ricercato nei test diagnostici molecolari (cosiddetto S, gene dropout) o altri test di screening per escludere la presenza della varante Delta, al momento ancora dominante. Il tempo di raddoppio risulta di essere di circa due giorni, in linea con i dati in arrivo dagli altri Paesi europei.

Il prossimo 29 dicembre arriveranno i dati di una nuova flash survey e una successiva è già stata programmata per il 3 gennaio per valutare l’evoluzione della situazione epidemiologica. Il Presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha commentato così i dati: “Anche se i risultati sono ancora preliminari, la stima conferma la grande velocità di diffusione della variante, che sembra dare focolai molto estesi in breve tempo e si avvia ad essere maggioritaria in breve tempo, come sta già avvenendo in diversi altri paesi europei”. Secondo l’esperto “in base ai dati oggi disponibili le armi a disposizione sono la vaccinazione, con la terza dose tempestiva per chi ha già completato il primo ciclo, e le misure, individuali e collettive, per limitare la diffusione del virus, dall’uso delle mascherine alla limitazione dei contatti e degli assembramenti”.

Due nuovi studi da Sudafrica e Scozia, sulla variante rilevata per la prima volta in Botswana e per la quale l’allarme è scattato a metà novembre anche in Europa, ipotizzano una minore gravità, intesa come rischio di finire in ospedale, rispetto a Delta per chi viene contagiato. Degli studi ha scritto il Wall Street Journal. I tassi sarebbero inferiori del 66% per lo studio scozzese e del 70-80% per lo studio sudafricano. L’elevata rapidità di diffusione e la capacità più alta di contagiare persone vaccinate o guarite riducono però il vantaggio per i sistemi sanitari dato dal minore tasso di ospedalizzazione.

Il rischio potrebbe essere minore visto che Omicron infetta anche i vaccinati che grazie alla protezione del siero non finiscono in ospedale. La variante potrebbe quindi apparire come meno cattiva per via dell’efficacia dei vaccini. Sia gli scienziati scozzesi che quelli sudafricano hanno comunque chiarito che non si tratta di conclusioni definitive sulla variante che è già stata rilevata in almeno 80 Paesi del mondo. Una buona notizia: in Sudafrica, dove la variante è esplosa prima che negli altri Paesi facendo scattare l’allarme, i casi sogno scesi del 20% nell’ultima settimana.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.