“Non ricordo”. È questa la frase più volte pronunciata ieri dall’ex premier Giuseppe Conte nell’aula bunker di Palermo durante il processo a carico del leader della Lega Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito nell’estate del 2019, quando era ministro dell’Interno, lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della Ong Open Arms. A parte le ‘sorprendenti’ amnesie a distanza di pochi anni dai fatti, Conte ha dovuto comunque ammettere che le scelte sulla politica migratoria, tranne alcuni distinguo, erano condivise da tutto l’esecutivo.

“Non era giustificabile che i minori e le persone fragili restassero sulla nave”, ha detto l’ex premier, avallando di fatto la linea dura del capo del Viminale. “Dovendo adottare una moral suasion su Salvini, che aveva la massima rigidità sui migranti, ritenni che quantomeno sui minori migranti la sua posizione fosse priva di giustificazione”, ha puntualizzato Conte, aggiungendo però che la sua era una “posizione personale e che le persone fragili, partendo dai minori in condizione di fragilità, non dovessero essere trattenuti dopo un percorso in mare in condizioni critiche”. “Per quanto riguarda le altre persone – ha precisato – è chiaro che il trattenimento in mare, assicurando il soccorso, poteva protrarsi per qualche altro giorno”.

Per uscire dall’angolo, Conte ha affermato di non aver mai “detto che la condizione per autorizzare lo sbarco dei migranti dovesse essere la loro redistribuzione preventiva”. “La condizione per la concessione del porto sicuro e quindi dello sbarco era che prima fosse stata concordata la redistribuzione dei migranti?”, gli ha allora domando l’avvocata Giulia Bongiorno, difensore di Salvini.È evidente – ha risposto Conte – che ottenere la solidarietà europea e un riscontro su distribuzione e poi arrivare allo sbarco sarebbe stata la situazione ottimale, ma non mai sostenuto che se non c’era la redistribuzione non si poteva concedere il porto sicuro”. Non è mancato un accenno alla calda estate, in tutti i sensi, del 2019, culminata con la crisi del governo giallo verde. “In quel momento, in un contesto particolare e un’opinione pubblica attenta e sensibile sul tema degli immigrati, il fatto di dire che il premier aveva una posizione lasca, era un motivo strumentale. Nella mia lettera del 16 agosto io sostengo e lo rassicuro che la redistribuzione con altri sei paesi c’è, anche in indipendenza dall’età dei migranti. Non mi risulta che ci sia stata una risposta formale, protocollata, da parte dell’allora ministro dell’Interno neppure per le vie brevi”.

La difesa di Salvini ha fatto subito notare che, in realtà, il 17 agosto, l’ex ministro dell’Interno rispose “ufficialmente con una lunga lettera formale”. “Quando mi insediai come presidente del Consiglio, nel 2018, compresi che uno degli aspetti fondamentali era ottenere a livello europeo dei passi in avanti perché un paese da solo non poteva gestire tutti i flussi. Me ne occupai personalmente per lavorare ad un progetto per la redistribuzione da presentare a tutti i leader europei. Nel primo vertice nel giugno 2018 mi presentai con un documento con 10 obiettivi, affrontando il tema con una visione complessiva”, ha proseguito Conte. “Ci fu un litigio con Merkel e Macron su questo punto, restammo lì tutta la notte fino a che non raggiungemmo il risultato dello sforzo congiunto. Si sarebbe deciso volta per volta. Questo fu il compromesso”.

Durissimo ieri Francesco Bonifazi di Italia Viva che ha condiviso sul suo profilo social una foto quanto mai esplicita che vede ritratti insieme Salvini e Conte durante la presentazione del decreto Salvini su sicurezza e immigrazione. “Leggo dichiarazioni di Conte in cui in tribunale racconta che lui era in disaccordo con Salvini sull’immigrazione. Non so, io lo ricordo così…”, il commento di Ettore Rosato. Da Azione replica Daniela Ruffino: “Quando era presidente del Consiglio, Conte sostiene di non aver condiviso la decisione del suo ministro dell’Interno di far sbarcare gli immigrati a bordo dell’Open Arms. Un’affermazione che trasuda un’intollerabile ipocrisia da parte di una persona che, pur avendo rivestito una carica istituzionale, non esita a negare l’evidenza dei fatti. Tutti ricordano Conte trasformato in uomo-sandwich con tanto di cartello che inneggiava al blocco degli sbarchi, e Salvini al suo fianco. Conte-Zelig ha eretto un monumento all’ipocrisia”.