È stata una motovedetta della Guardia Costiera a soccorrere un barcone al largo di Lampedusa, la scorsa notte. Sull’imbarcazione i militari hanno trovato 46 persone, otto vittime, tra queste anche una donna incinta. Secondo quanto raccontato dai superstiti una delle donne era la madre di un bambino che avrebbe lasciato andare in mare, un neonato di appena quattro mesi che era morto durante il viaggio. È l’ennesima tragedia nel Mediterraneo. Il soccorso è stato compiuto in acque Sar maltesi.

Dopo il soccorso la motovedetta si è diretta verso il molo Favarolo dell’isola delle Pelagie. L’operazione è stata condotta a 42 miglia da Lampedusa. Delle otto vittime, tre erano donne. Secondo le prime ricostruzioni un uomo avrebbe anche provato a recuperare il corpo senza vita del neonato, tuffandosi in mare. Sarebbe annegato anche lui tra le onde. Quando qualche ora dopo è morta anche la madre del bambino, il suo corpo è stato lasciato sullo scafo, lì dove lo hanno trovato i militari insieme con gli altri sette cadaveri.

Il resto dei migranti nordafricani a bordo sono stati trovati bagnati fradici, infreddoliti e disidratati. Potrebbero essere partiti da Sfax, in Tunisia, nella notte tra sabato e domenica scorsi. La donna incinta era in avanzato stato di gravidanza. La Procura di Agrigento, con il reggente Salvatore Vella, ha aperto un fascicolo. L’ipotesi di reato a carico di ignoti è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro reato. Al lavoro per gli accertamenti pm e forze dell’ordine.

I sopravvissuti, tra cui dieci donne e un minore, verranno ascoltati nelle prossime ore. Sono originari di Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Camerun, Burkina Faso e Niger. Qualche ora prima della tragedia erano stati soccorsi, da motovedette della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza, altri due barconi che trasportavano complessivamente 75 persone. Sulla prima imbarcazione viaggiavano 37 persone originarie di Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea e Senegal, anche 14 donne, una delle quali incinta, e un minore.

“Rivolgo un appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il Governo non ci lasci da soli a gestire quest’immane tragedia. Aiutateci, in questo modo non riusciamo più a gestire” ha detto il sindaco dell’isola, Filippo Mannino, prima di raggiungere il molo Favarolo dove nella notte la motovedetta ha attraccato. La tragedia si è consumata all’indomani della lettera al ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, del commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, che ha invitato il governo a prendere in considerazione il ritiro o la revisione del decreto legge 1/2023.

Secondo il commissario le disposizioni del decreto potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e, quindi, essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale. “Il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo”. Mijatović ha ribadito l’invito alle autorità italiane a sospendere la cooperazione con il governo libico sulle intercettazioni in mare. Il Viminale ha risposto con una lettera sostenendo che il decreto ha l’obiettivo di “prevenire possibili abusi della normativa di settore, riferita a salvataggi operati occasionalmente e non, invece, ad attività di intercetto e recupero sistematico e non occasionale di migranti in partenza dalle coste africane”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.