Verso le Olimpiadi
Paltrinieri, quel ruolo di portabandiera a Parigi 2024 promesso e non assegnato. Tra la gioia per Tamberi e la delusione del campione
“Semplicemente doveva essere fatta una scelta, probabilmente anche soggettiva, e in quanto tale, ne accetto il verdetto”. Sceglie le parole più sportive, Gregorio Paltrinieri, per commentare il voto del Consiglio Nazionale del CONI a Gianmarco Tamberi ed Arianna Errigo come i due portabandiera delle Olimpiadi di Parigi 2024. Non c’è invidia o risentimento nell’animo di Greg, ma le sue aspettative – e quelle di gran parte dello sport italiano – erano altre. È l’ennesimo ‘no’, l’ennesima porta in faccia al ruolo di ambasciatore dello sport olimpico italiano che gli spetta da anni. E in un post su Instagram si lascia andare: “Mi avevano detto che sarei stato nel 2021 ma niente, mi avevano detto allora 2024 ma niente, mi obbligano a … va beh non lo dico”. Prima del sassolino nella scarpa però c’è anche altro.
C’è l’amicizia con Tamberi: “Oggi è successo qualcosa di bellissimo – racconta Greg -, un mio grande amico e un atleta che stimo tantissimo è stato scelto per fare il portabandiera alle prossime olimpiadi e io non posso che essere strafelice per lui. È un traguardo incredibile, una grande responsabilità ma anche un privilegio che tutti vorremmo vivere nella nostra vita”; c’è “l’amore per i nostri capitani”; e c’è anche lo stupore di chi vede sfumare un’altra volta il titolo che tra tutti quelli conquistati sembrava il più facile, scontato, da raggiungere.
Su tutte le medaglie di Greg, ha avuto la meglio l’oro di Tamberi nel salto in alto. Quell’estate in Giappone (col 2.37 valso il primo posto a pari merito con Mutaz Essa Barshim) resta una delle più grandi pagine dello sport italiano, soprattutto perché arrivata dopo il 16 luglio 2015, quando in gara, dopo aver già stabilito il record azzurro (2 metri e 39), Gimbo decide di alzare l’asticella a 2.41. La caviglia fa crack: lesione del legamento e addio alle Olimpiadi di Rio. Sul gesso scrive “Tokyo 2020”. Il Covid lo fa attendere un altro anno, il sesto. Il resto è storia, con quel pomeriggio festeggiato al fianco di Marcell Jacobs: la loro prima medaglia olimpica.
Paltrinieri intanto, due anni più giovane, continua a collezionare partecipazioni e successi a cinque cerchi. Nella sua prima olimpiade, a Londra (neanche maggiorenne) arriva quinto nei 1500 sl, quattro anni più tardi – a Rio, con Sun Yang al tramonto – centra l’oro. A Tokyo si reinventa, sceglie il mare e conquista un’altra medaglia nella 10 km, assieme ad un’argento negli 800. E poi 6 ori mondiali (più 3 in vasca corta), 11 agli europei (e altri 4). Simbolo del nuoto italiano: una storia di successi ma anche di difficoltà superate, per ultima la mononucleosi che a ridosso dell’estate 2021 lo avrebbe potuto tenere fuori dai Giochi. Una preparazione stravolta, quasi da ricominciare, con una malattia che fino a 30 giorni dall’inizio dell’Olimpiade lo aveva ‘annientato’. Nuotava senza aspettative, è stato un trionfo. I 29 anni nascondono una storia sportiva ben più matura e restava la più adatta a rappresentare l’Italia nella regina delle cerimonie sportive. Così non è stato, e la sua delusione traspare. Ma una bandiera non fa un capitano: anche a Parigi, per Greg, il vento soffia ancora.
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