Paolo Ciani è alla guida di Demos, un soggetto politico nuovo che, nell’ambito del centrosinistra, punta a rinnovare la politica ripartendo dal sociale. Classe 1970, laureato in Storia dell’Arte alla Sapienza, è membro della Comunità di Sant’Egidio dal 1984. Da marzo 2018 è Consigliere Regionale del Lazio per Democrazia SolidaleDemos.

Dunque è deciso, si candida a Sindaco di Roma. Una candidatura cattolico democratica?
La definirei cristiano sociale.

Facciamo un nome di riferimento, per capirci. Giorgio La Pira?
La Pira, sicuramente.

Roma, però, non è una città normale. Forse neanche il santo La Pira potrebbe fare il miracolo. Da dove inizierebbe?
Inizierei con il rimettere insieme i pezzi. Roma è una città enorme non solo dal punto di vista dell’estensione, è una città divisa al suo interno. Si tratta di rimettere insieme Roma dal punto di vista della coesione sociale. C’è una rassegnazione che ha largamente colpito la città e da cui bisogna riprendersi. Una grande capitale, una grande metropoli non può vivere in perenne depressione come molti romani ormai vivono da troppo tempo.

Come giudica l’operato di Virginia Raggi?
Negativamente. Sui tanti aspetti che si sarebbero potuti affrontare, non ce n’è uno che è stato affrontato e che è migliorato rispetto a prima. Aveva suscitato una grande speranza, grandi aspettative. E tradirle non ha fatto che aumentare la disillusione, il distacco e spesso il disprezzo nei confronti della politica e degli amministratori pubblici.

Tre cose che farà, se viene eletto sindaco?
Partirei dalla base: rimettere in moto la macchina amministrativa, ridare a Roma tutti i servizi cui i cittadini hanno diritto. Far ritrovare un interlocutore istituzionale al cittadino, ricreando prossimità umana tra chi amministra e chi è amministrato. E poi, ridare un’anima a Roma: una immagine autorevole a livello mondiale, farle recuperare il primato culturale di cui ci siamo dimenticati. Roma è un sogno, nell’immaginario collettivo del mondo.

E un incubo, nel vissuto quotidiano dei romani.
Sì e appunto va detto basta alla tragedia. Abbiamo toccato il fondo, non possiamo che risalire.

Nel concreto, correrà alle primarie di coalizione?
Abbiamo dato vita a un soggetto politico, Demos, che ha iniziato a eleggere amministratori locali in diverse parti d’Italia. La nostra idea è quella di presentare le liste Demos all’interno della coalizione di centrosinistra per le elezioni di Roma, Comune e Municipi. Poiché abbiamo visto che c’è la volontà da parte del Pd di allargare la coalizione, io sarò il candidato di Demos, che è una parte di questa coalizione. Non sappiamo ancora in quanti saremo alle primarie di coalizione, ma io ci sarò e spero di vincerle. Il Pd non ha ancora fatto un nome, mi sembra.

Ci sarà il Giubileo, nel 2025. Il momento in cui Roma incontra il mondo.
Esattamente, Questa è una delle caratteristiche di Roma, quella di vivere un appuntamento ricorrente con la storia. Il 2025 sarà una grande occasione per la nostra economia, e dopo il lockdown sarà la pista di decollo di tutte le iniziative turistiche della capitale della cristianità.

Bisogna uscire dalla grande depressione in cui ci ha cacciati la visione del mondo piccola dei Cinque Stelle.
È stata vissuta una distorsione: tutto ciò che prevede una crescita è stato visto come pericoloso, come foriero di insidie e di corruzione. Un grave errore, soprattutto per una grande capitale, che ha fatto segnare il passo al Paese intero. Penso al contrario che dobbiamo sviluppare i grandi eventi, cogliere le occasioni e non averne paura.

Demos fa frequente riferimento a Papa Francesco, e lei cita spesso l’Enciclica Laudato Si’.
Sicuramente Papa Francesco è un nostro grande riferimento, non solo spirituale ma umano. Nella Laudato Si’ e a brevissimo nella prossima enciclica, Fratelli Tutti, si fa riferimento alla fraternità e all’amicizia sociale come al necessario patto tra esseri umani anche dal punto di vista civico. Quando dico che nella città di cui Papa Francesco è Vescovo noi romani dobbiamo unirci e fare tra noi un patto di solidarietà per la crescita comune, prendo a prestito le parole di un nostro autorevole concittadino che ben riassume, da Vescovo di Roma migrante dal Sud America, tutta la nostra sensibilità cristiano-sociale.

Più profondamente, tra i sindaci della Capitale c’è qualcuno a cui si ispira?
Ero bambino quando mi incuriosì e affascinò la figura di Petroselli, con il suo amore per la periferia. Sicuramente le gestioni di Rutelli e di Veltroni hanno avuto elementi di grande novità, e da quelle esperienze dobbiamo ripartire.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.