«Cerchiamo di limitare per quanto possibile gli incarichi ‘fuori ruolo’ ai magistrati», afferma Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia alla Camera. All’indomani del via libera da parte del Consiglio superiore della magistratura al fuori ruolo del giudice di Cassazione Bruno Giordano per ricoprire il posto di capo dell’Ispettorato del Ministero del lavoro, il parlamentare azzurro ha presentato una interrogazione alla Guardasigilli Marta Cartabia. Il Riformista aveva pubblicato la notizia dell’autorizzazione del fuori ruolo del giudice Giordano, pur a fronte di gravi scoperture a piazza Cavour.

La norma prevede, infatti, che non si possano autorizzare incarichi extragiudiziari se nell’ufficio dove presta servizio il magistrato richiedente ci siano più del 20 percento di posti vacanti. Margherita Cassano, presidente aggiunto presso la Corte di Cassazione, aveva prodotto al Csm, chiedendo di bocciare la richiesta di fuori ruolo del giudice Giordano, una tabella a tal fine, con l’esatto numero dei magistrati attualmente in servizio: 18, che diventeranno a breve 16, su 25 in pianta organica. A Giordano, poi, erano stati già assegnati fascicoli che dovranno adesso essere riassegnati. La presidente Cassano aveva definito l’eventuale fuori ruolo di Giordano «pregiudizievole di gravissime difficoltà», con «evidenti ricadute sulla trattazione dei processi». «La ministra Cartabia ci dica cosa intende fare con gli incarichi che non sono riservati ai magistrati», prosegue allora Zanettin. Giordano, ad esempio, va a fare il capo dell’Ispettorato del Ministero del lavoro, ruolo attualmente ricoperto da un generale dell’Arma dei carabinieri. All’Ispettorato del lavoro, per notizia, non c’è mai stato al vertice un magistrato.

Il tema dei fuori ruolo è tornato di attualità dopo le dichiarazioni del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia che, commentando la riforma della giustizia penale voluta dalla Guardasigilli, aveva evidenziato problemi di carenza di personale presso gli uffici giudiziari. I pochi giudici in servizio non permetterebbero di stare nei tempi previsti dalla riforma: due anni per l’appello, un anno per la Cassazione. Poi scatterebbe l’improcedibilità. Va detto, comunque, che il tema degli organici è ricorrente. In passato si era anche fatta strada l’idea dei “carichi esigibili”, il numero dei fascicoli che possono essere trattati dal singolo giudice in maniera efficace in un anno. Era stata questa, in particolare, la risposta all’iniziale proposta dell’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di celebrare un processo, dal primo grado alla Cassazione, in soli quattro anni. Proposta poi abortita, come quella dei carichi esigibili.

Un giudice, dicono sempre dall’Anm, non può scrivere più di tante sentenze in un anno. Si tratta di un altro argomento che viene proposto in risposta alla volontà di stabilire tempistiche a priori. L’Anm, però, può ritenersi soddisfatta: ha incassato l’abolizione delle sanzioni disciplinari per i magistrati che non avessero rispettato i tempi delle indagini. Il discorso valeva, soprattutto, per i pm ai quali inizialmente erano stati fissati paletti temporali molto stringenti a cui attenersi nella fase delle indagini preliminari. Comunque, essendo il testo oggetto di una prossima discussione in Aula, forse già il 23 luglio, è ancora tutto in alto mare. Forza Italia, ad esempio, è intenzionata a riaprire il dibattito già in Commissione giustizia sulla inappellabilità delle sentenze di proscioglimento da parte del pm.