Costruire il futuro con IA
Perché con l’intelligenza artificiale ci sono maggiori probabilità di aumentare l’occupazione

L’intelligenza artificiale sta trasformando la realtà in modi che nemmeno Steven Spielberg o Ridley Scott avrebbero potuto descrivere sul grande schermo. Potenzialità e applicazioni infinite, ma anche dubbi e timori di un settore il cui giro d’affari annuale potrebbe arrivare a generare un valore economico globale di 4 trilioni di dollari secondo McKinsey. Un mercato di grande appeal in cui gli investimenti globali crescono in modo esponenziale. L’Università di Standford ha calcolato dal 2013 un aumento da 6 a 180 miliardi di dollari l’anno. 30 volte tanto.
Spostando la lente d’ingrandimento sul nostro Paese, l’IA è una grande opportunità di sviluppo che può sostenere la transizione digitale. La ricerca “AI 4 Italy” di Ambrosetti e Microsoft evidenzia come l’IA possa generare fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano. Emerge anche come le aziende italiane si stiano avvicinando a queste tecnologie, cogliendone gli immediati benefici. Tra le principali barriere vengono evidenziate le preoccupazioni sugli aspetti di privacy, sicurezza, affidabilità e la mancanza di preparazione specifica. Una tendenza confermata anche dai risultati di un sondaggio sul terziario milanese elaborati dall’Ufficio studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. Il 54% delle imprese è ottimista e vuole adottare soluzioni per il proprio business. Il 28% utilizza già soluzioni di IA, soprattutto nelle attività di servizi alle imprese dove la percentuale sale al 58%. Il 55% effettuerà investimenti futuri. Frena, però, la mancanza di competenze (51%), ma ci sono anche dubbi sull’affidabilità (30%) e le preoccupazioni etiche vengono indicate dal 27% delle imprese.
Nel complesso l’informazione su questo tema è insufficiente: la maggioranza, 52%, si ritiene poco informata, il 39% abbastanza informata, il 9% molto informata. E dalla poca conoscenza di questi ambiti nascono le preoccupazioni sui risvolti negativi di questa tecnologia. Per il 62% l’IA farà perdere posti di lavoro, ma il 61% ritiene che si creeranno nuove professioni. La minaccia per la privacy è segnalata dal 62% e un 59% teme che la tecnologia potrebbe sfuggire al controllo umano.
D’altronde è la stessa ChatGpt che, alla domanda “quali sono i rischi legati all’AI?”, include tra le risposte il “controllo della tecnologia sull’uomo” e la perdita di posti di lavoro. E’ l’Organizzazione Internazionale del Lavoro a rassicurare su questo punto spiegando che l’intelligenza artificiale generativa ha maggiori probabilità di aumentare l’occupazione anziché distruggerla perché la maggior parte dei posti di lavoro sono solo parzialmente esposti all’automazione ed è più probabile che vengano integrati piuttosto che sostituiti. E anche se alcune attività saranno automatizzate, se ne creeranno altre in cui sarà necessario l’intervento umano. Grazie agli sviluppi nella capacità di calcolo, alla disponibilità sempre maggiore di grandi quantità di dati e all’innovazione algoritmica, avremo tool sempre più affidabili ed efficaci. La prima versione di ChatGpt, per esempio, si basava su 147 miliardi di parametri. L’upgrade più recente su 1 trilione.
La velocità con cui l’IA sta crescendo deve spronarci a cogliere tutte le opportunità che la tecnologia ci offre per metterle a disposizione del progresso della società. Se non saremo in grado di farlo, tutti gli sforzi fatti per la crescita e lo sviluppo – parafrasando Blade Runner – “andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia”.
© Riproduzione riservata