Sono repubblicano dalla nascita e non sono adoratore della monarchia
Perché l’incoronazione di re Carlo III è stata noiosa: una contraffazione inutile e polverosa
Sono repubblicano dalla nascita e non sono adoratore della monarchia, né assoluta e neppure costituzionale. Non posso non vedere, però, che di questi tempi in Italia, una Repubblica nata da un referendum popolare contro il precedente regime monarchico il 2 giugno 1946, c’è una sovrarappresentazione sui mass media delle vicende della famiglia reale inglese. Si susseguono ore di trasmissioni in diretta di matrimoni, funerali, incoronazioni formato Disneyland, si scrivono libri inutili, perfino su intrecci tra personaggi secondari dell’ambiente reale, purché sia British. Se chiedo perché, la risposta è: “Al popolo piace, gli ascolti salgono”. Bene, ma allora agli italiani piacerebbe tornare ad essere governati da un Re o da una Regina? Meglio se stranieri però, perché gli italiani li abbiamo mandati in esilio, addossando a loro la maggior parte della colpa di aver permesso l’avvento del fascismo, che invece fu molto popolare, perfino fuori dall’Italia.
No, agli italiani piace la Repubblica, ma a oltre 50 anni dall’uscita de “La società dello Spettacolo” credo che le tesi di Guy Debord fossero lungimiranti e oggi molto interessanti. Consiglio ancora la lettura, ma basta osservare che tutto ciò che piace dei riti pubblici della monarchia inglese è quanto di spettacolare e di più lontano dalla realtà attuale. Loro lo sanno e ne approfittano: l’incoronazione di Carlo III oscilla, a mio avviso, tra lo spettacolare e la grande noia. Di quest’ultimo punto pochi hanno avuto il coraggio di scrivere in Italia: ho trovato un commento interessante sul New York Times che sottolineava il disinteresse e simbolicamente è raccolto nello sbadiglio di un bambino tramesso in Mondovisione. Anche lo spettacolo, per quanto sfarzoso, denso di gioielli e corone d’epoca era retrò: più la vecchia Disneyland, che le moderne scene di Trono di Spade o Moulin Rouge. Spettacolo datato, polveroso e, al centro della scena, un Re per Caso.
Non intendo mancare di rispetto addirittura a un Re: anche chi non crede che il potere regale derivi direttamente da Dio deve sapere che gli inglesi sono andati ben oltre. Hanno stabilito che il/la sovrano/a fosse anche il capo della Chiesa, come il Papa, perché il Pontefice dell’epoca era contrario ai numerosi divorzi e matrimoni di Enrico VIII. Lasciamo da parte le numerose vittime della scissione, nei secoli seguenti il Regno di Gran Bretagna si è distinto per le imprese sanguinarie. A scanso di essere considerato un pericoloso estremista, vi invito a leggere pagine famose sull’India di Ghandi dove ai tempi governava Lord Mounbatten (nome posticcio di un esponente della famiglia di origine tedesca di Sassonia Coblenza a cui appartengono gli attuali Windsor, che è solo il nome di un castello inglese). Per completezza, leggete la storia delle numerose colonie africane asservite con la forza del dominio del mitico Commonwealth. E poi, in tempi precedenti studiate il comportamento coloniale in America, dove la rivolta dei nativi americani cacciò proprio gli inglesi che, fino ad allora, avevano finanziato e lucrato sul traffico delle navi negriere portoghesi.
Per farla breve, il Regno d’Inghilterra non è stato per l’Europa e il mondo una culla di civiltà ed è vissuto per molti anni di enormi luoghi comuni e contraffazioni storiche. L’ultima, una delle più evidenti, è la pretesa di aver vinto la guerra contro Hitler: come dovrebbe essere chiaro, la II guerra mondiale l’hanno vinta gli Usa e l’Urss. Ma gli inglesi avevano i più potenti servizi segreti, che hanno contribuito a riscrivere molti particolari. Ma tant’è: come a Roma rifilavano ai turisti qualche pezzo archeologico falso, oggi la Gran Bretagna ci ha rifilato un Re Carlo in Mondovisione.
© Riproduzione riservata