È la prima pillola anti Covid per pazienti non gravi, si prende (anche a casa) per bocca, il trattamento dura 5 giorni e serve a prevenire l’intasamento degli ospedali ma non si sostituisce al vaccino. Ecco come funziona il molnupiravir prodotto dall’azienda americana Merck Sharp & Dohme (Msd).

Disponibile in Italia da oggi, martedì 4 gennaio 2022, il primo antivirale specifico contro SARS-CoV-2, la pillola di Merck chiamata molnupiravir che avrà come nome commerciale ‘Lagevrio’. Dopo il via libera della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nella seduta del 22 dicembre, il farmaco viene distribuito da oggi dalla Struttura Commissariale alle Regioni e per la sua prescrizione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito della stessa Aifa.

CHI LA PUÒ PRENDERE – Serve per il “trattamento dei pazienti Covid-19 non ricoverati con recente insorgenza di malattia da lieve a moderata e con condizioni cliniche sottostanti che possono rappresentare fattori di rischio specifici per lo sviluppo di Covid-19 grave”. Il Molnupiravir quindi è un antivirale orale che deve essere assunto in caso di positività al Covid entro cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi. Il trattamento dura cinque giorni e consiste in 4 capsule da 800 mg totali (200 mg l’una) da prendersi due volte al giorno. Il suo utilizzo non è raccomandato in gravidanza e l’allattamento al seno “deve essere interrotto durante il trattamento e per quattro giorni dopo il trattamento”.

CHI LA PRODUCE – Merck & Co. è una azienda farmaceutica statunitense tra le più grandi al mondo. Fondata nel 1891, ha sede nel New Jersey. Durante gli ultimi due anni, l’azienda è stata conosciuta anche dal grande pubblico per le numerose sperimentazioni nella lotta al Covid 19.

COME FUNZIONA – Modifica il materiale genetico (Rna) del virus durante la replicazione in modo da renderlo incapace di moltiplicarsi. Non colpisce la proteina spike del Covid per questo la sua efficacia sarebbe garantita a prescindere dalle varianti presenti e future.

Sembrerebbe la soluzione perfetta anche se ci sono due ostacoli, il primo dei quali è l’efficacia nel prevenire le ospedalizzazioni: È bassa, ed è scesa nel tempo da quando i dati della Fase 3 della sperimentazione davano un 50% di riduzione dei decessi e ricoveri fino ad arrivare all’attuale 30% (percentuale ricavata da tutti i partecipanti iscritti nel trial, 1.433 pazienti). Tanto che alcuni Stati hanno deciso di rivedere gli ordini di acquisto del medicinale. Il secondo ostacolo è rappresentato dalla capacità di somministrare il farmaco in tempo: deve essere infatti assunto entro cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi, ma arrivare a intercettare la malattia così rapidamente non è scontato. Non è detto che un paziente all’esordio dei sintomi (comuni a molte altre malattie virali) venga subito sottoposto a tampone, specie in un momento come questo dove i tamponi processati continuano ad aumentare.

EFFETTI COLLATERALI – Quelli più comuni sono stati: diarrea, nausea, vertigini e cefalea, tutti di entità lieve o moderata. È previsto l’utilizzo di un registro di monitoraggio delle segnalazioni che sarà presto accessibile online sul sito dell’Aifa.

PERCHÉ NON SOSTITUISCE IL VACCINO – Non solo per la sua bassa efficacia, ma anche perché, come gli altri farmaci, ha una durata d’azione limitata: la concentrazione dei principi attivi si abbassa e, dopo un paio di giorni, il medicinale sarà scomparso dall’organismo. Il vaccino, invece, agisce sul sistema immunitario, che, dopo essere stato istruito, è in grado di combattere per mesi contro il virus. In caso si faccia parte di alcune categorie di persone che non rispondono bene all’immunizzazione e che quindi, sebbene in maniera inferiore rispetto ai non vaccinati, possono correre il rischio di aggravarsi con il Covid, il molnupiravir può risultare molto utile.

QUANTO COSTA – Il costo di un ciclo – almeno sul mercato americano – è di circa 700 dollari (equivalenti a poco più di 615 euro). In Italia saranno le Regioni a decidere come distribuirlo. Probabilmente all’inizio il farmaco sarà disponibile solo nelle farmacie degli ospedali e solo successivamente nelle farmacie autorizzate. Al paziente non dovrebbe costare nulla. Ci potranno essere alcune Regioni che richiederanno accertamenti preliminari (come tampone ed eventuale dimostrazione di fragilità). Tutti i pazienti che lo assumono saranno iscritti in un apposito registro di monitoraggio per verificarne gli effetti a breve e a lungo termine.

LA SECONDA PILLOLA ANTI COVID – Forse già a marzo dovrebbe prendere  il via la distribuzione del secondo antivirale autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco (Ema), il Paxlovid brevettato da Pfizer, che agisce e si assume in modo del tutto simile alla pillola Merck ma, secondo i test più recenti effettuati dall’azienda, ha un’efficacia superiore, vicina all’89%.

Riccardo Annibali

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